Fanno discutere e non poco le ultime parole, così come espresse, del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che, ancora una volta, non ha lesinato critiche forti al governo centrale, arrivando addirittura a incitare la folla per l’inizio di una guerriglia o meglio della resistenza e della lotta armata. Non ha lesinato offese anche dure parlando di persone da ricoverare e di disturbati mentali. Una serie di offese arrivate per la mancata assegnazione di risorse importanti che potrebbero danneggiare fortemente i comuni chiamati a completare le opere in via di realizzazione in tempi celeri con il rischio di dover poi far fronte da soli al pagamento delle imprese.
Attacchi ed offese a cui però gli esponenti dei partiti al governo, questa volta, non mancano di rispondere. Tra i primi a replicare il Ministro Sangiuliano che ha ricordato in particolare lo stato della Sanità in Campania a seguito anche degli ultimi dati che vedono la Regione guidata da De Luca che i posizione nei primi posti per mobilità passiva, ossia per ricorso alle cure fuori regione. Un dato che per Sangiuliano dovrebbe far riflettere molto in considerazione anche delle eccellenze mediche che la Campania può vantare. Ma, per Sangiuliano, non è solo la sanità ad essere in affanno nella regione di De Luca, ma anche servizi come viabilità, trasporti e numerosi altri settori. A replicare alle dure accuse ed offese del governatore campano anche il Senatore Gasparri che risponde a tono mettendo in particolare evidenza le gravissime parole di De Luca che considera da irresponsabile.
“Il fatto che ormai sia una macchietta che imita il suo imitatore – dichiara Gasparri – non gli consente di esortare alla violenza e all’azione armata e dunque criminale”. Dura anche la replica del senatore Iannone anche lui molto critico per il linguaggio utilizzato dal presidente della regione. “Le sue dichiarazioni contro il Governo Nazionale – dichiara Antonio Iannone – contengono parole fortemente irresponsabili e addirittura eversive. De Luca è un analfabeta cronico del linguaggio istituzionale. Per la sua lotta politica, finalizzata a coprire i suoi fallimenti, non può permettersi di istigare con versioni di comodo e tendenziose. Non si gioca con le Istituzioni perché non siamo in Unione Sovietica”.