Viticoltura – Quello del vino è un settore strategico con piu’ di 5 miliardi di export

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Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che in attuazione delle disposizioni europee in campo vitivinicolo, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che prevede la deroga che amplia l’arco temporale di conversione dei diritti fino al 31 dicembre 2020. e la trasferibilità dei diritti d’impianto tra Regioni, con l’abrogazione della possibilità di limitare l’esercizio del diritto di reimpianto “ad ambiti territoriali omogenei e limitati al fine di tutelare le viticolture di qualità e salvaguardare gli ambienti orograficamente difficili”. Attualmente i diritti di reimpianto detenuti dai produttori viticoli ammontano a circa 47.000 ettari (pari al 7% della superficie vitata nazionale); con le modifiche approvate si tende a diminuire il rischio di non utilizzo dei diritti, quindi di perdita di potenziale viticolo nonché di calmierare i prezzi di mercato attualmente in forte aumento. “Con questo provvedimento – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – tuteliamo il nostro potenziale viticolo, dando rassicurazioni al settore che chiedeva da tempo un intervento di semplificazione in questa direzione. Il vino è un settore strategico da oltre 14 miliardi di euro con più di 5 miliardi di export e il governo è in campo non solo per la sua salvaguardia, ma per accompagnarne la crescita”. La viticoltura un settore strategico per l’Italia, non lo stesso possiamo dire della produzione del miele. La Coldiretti infatti lancia l’allarme: La produzione di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori e’ quasi dimezzata (-50 per cento) si moltiplicano i furti nelle campagne dove ad essere sottratti sono addirittura gli alveari. Il furto degli alveari oltre a provocare un grave danno economico rischia di alimentare attivita’ illegali che – sottolinea la Coldiretti – mettono in pericolo l`agricoltura e la salute pubblica. Al crollo dei raccolti nazionali ha fatto seguito l’aumento del 17 per cento delle importazioni dall’estero di miele naturale, sulla base dei dati istat relativi ai primi 9 mesi del 2014. Il risultato – denuncia la Coldiretti – e’ che in Italia due barattoli di miele su tre venduti nei negozi e supermercati contengono in realta’ miele straniero. A preoccupare e’ peraltro il fatto che piu’ di 1/3 del miele importato proviene dall’Ungheria e quasi il 15 per cento dalla Cina ma anche da Romania, Argentina e Spagna dove sono permesse coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline senza alcuna indicazione in etichetta. Il miele italiano è riconoscibile dall’etichetta dove è obbligatoriamente indicata la provenienza. L’apicoltura italiana – conclude la Coldiretti – conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso all’agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro.

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