Oltre 6 milioni di euro è il danno erariale provocato da alcuni funzionari della Provincia di Salerno per la realizzazione di una strada di collegamento tra Pollica e Casal Velino che, in realtà, non ha mai visto la luce. Una vicenda che risale agli anni 2007-2008 e su cui l’allora sindaco di Pollica Angelo Vassallo, aveva acceso i riflettori dato che, l’arteria stradale, era rimasta un tracciato di 9 km sterrato e sul quale le opere non erano mai state concluse. Le sue denunce erano però rimaste inascoltate e, il 5 settembre del 2010, lo stesso sindaco venne ucciso con numerosi colpi di pistola da persone che, al momento, restano ancora ignote. Una piccola ma molto amara vittoria per la famiglia del compianto sindaco che, ad oggi, dunque a 24 anni dall’omicidio, è ancora in attesa di risposte sul movente e sull’assassino. Intanto, ecco la prima rivincita della famiglia che arriva dalla Corte dei Conti dopo che, le indagini partite a seguito delle denunce del Sindaco Pescatore sulla strada fantasma, erano terminate con un nulla di fatto e con l’assoluzione degli imputati, nonostante fosse emerso un sistema di frode. La conclusione dell’inchiesta in Cassazione portò all’assoluzione ed alla prescrizione dei reati per gli indagati. La Corte dei Conti ha voluto però vederci chiaro scoprendo l’emissione di 36 mandati di pagamento verso 5 imprese tutte riconducibili ad un imprenditore che avrebbe dunque beneficiato di indebiti pagamenti per una strada mai realizzato. 36 mandati di pagamento equivalenti a oltre 6 milioni di euro. Ora dunque è arrivata la sentenza in cui i giudici chiedono il risarcimento milionario ai tre ex funzionari della Provincia di Salerno oltre che ad un impiegato della Banca Bper che avrebbe emesso i mandati. Un epilogo che non lascia indifferente Dario Vassallo, fratello del Sindaco barbaramente ucciso e che aveva denunciato per primo la frode nonché presidente della Fondazione Angelo Vassallo, manifestando apertamente il suo sdegno per la vicenda che, con la sentenza della Corte dei Conti, si conclude confermando quanto denunciato dal fratello ucciso nel 2010 anno in cui aveva denunciato le irregolarità. “Questa sentenza – dichiara Dario Vassallo – oltre a confermare le gravi irregolarità coraggiosamente denunciate da mio fratello Angelo, dimostra anche quanto la corruzione e l’inefficienza abbiano avvelenato le istituzioni locali. Angelo aveva segnalato con forza l’incredibile caso della strada “fantasma” Celso-Casal Velino, un’infrastruttura mai realizzata e diventata, purtroppo, simbolo di una gestione fallimentare e criminale delle risorse pubbliche”. Sottolineando come, il tema della corruzione non riguarda solo singoli individui ma riflette chiare responsabilità politiche e che quanto accertato non può essere classificato solo come danno erariale ma va considerato un crimine penale, il presidente della Fondazione Angelo Vassallo torna su quei mesi in cui, il fratello, è stato lasciato solo di fronte alle denunce. “Nonostante le sue denunce, – dichiara – ho assistito con amarezza all’assenza di solidarietà da parte delle istituzioni coinvolte, non solo durante questo processo, ma anche in altre occasioni, come il “Due Torri bis”. Come Fondazione, – assicura in conclusione Dario Vassallo – continueremo a lottare per la giustizia e la trasparenza, criticando chi ha sfruttato politicamente questa situazione e vigilando affinché simili abusi non passino inosservati”.