Nelle ultime ore fanno molto discutere le parole arrivate dal Ministro Tommaso Foti in merito alle aree interne. Dalle opposizione di Governo, infatti, sono arrivati attacchi al Governo Meloni che avrebbe parlato di declinio ormai irreversibile per i piccoli comuni, lasciando intendere una volontà del Governo ad abbandonare le aree interne. Nell’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino, lo stesso Foti ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR chiarisce la posizione del Governo in merito al tema richiamando, parola per parola, quanto riferito in commissione in merito al tema e sulle cui dichiarazioni si sarebbe poi scatenata la polemica. Foti, al giornalista rilegge lo stenografico della seduta in commissione in cui ha dichiarato: “Nessun comune ha di fronte un destino ineluttabile in relazione alle coordinate geografiche in cui si trova ma sono molti i comuni che rischiano un percorso di marginalizzazione irreversibile per le dinamiche demografiche che lo caratterizzano”. In sintesi il Ministro non ha mai dichiarato che i piccoli comuni sono in una fase di declinio irreversibile riconoscendone però il rischio. Nell’intervista Foti, piuttosto, rilancia sul valore del sud e delle aree interne ricordando il fenomeno che si sta registrando negli ultimi anni ed in particolare dopo la pandemia da covid. Secondo i dati in possesso del Governo, pare si stia registrando un deciso calo nelle emigrazioni verso il Nord del Paese che non risulta più attrattivo, visti in particolare i costi della vita partendo dal peso sullo stipendio per l’affitto dell’abitazione che, oggi, pare gravi per il 50-60% sullo stipendio base rendendo dunque difficile poter vivere in maniera dignitosa al nord. Questo aumento dei costi della vita pare stia quindi producendo il fenomeno del rientro verso il sud, lasciando dunque le grandi città del Nord. Un fenomeno che, come dichiarato dal Ministro Foti, sta dunque spingendo il Governo a cercare di investire di più nel mezzogiorno ed in particolare ne cercare di creare servizi a favore delle popolazioni residenti e di chi decide di tornare. Foti ricorda anche che, i fondi per le aree interne ci sono ed erano previste sia nella programmazione 2014/2020 che nella successiva programmazione 2021/2027 senza però che siano stati spesi dato che nei 7 anni della programmazione 2014/2020 sono stati spesi soltanto il 40% dei fondi a disposizione per le aree interne. Si punta dunque ad una inversione di tendenza cercando di responsabilizzare maggiormente le Regione sull’utilizzo delle risorse e non, come invece interpretato, una volontà del Governo di abbandonare le aree interne. Per il Ministro Foti è necessario spendere le risorse, e farlo bene, le risorse rimaste ancora inutilizzate della programmazione 14/20 e investire al meglio anche le risorse previste nella programmazione 21/27. La questione delle Aree interne ha spinto il Sindaco di Roscigno Pino Palmieri ad intervenire sul tema che parla del “riconoscimento un intero sistema di governo del territorio, fatto di frammentazione e immobilismo, ha prodotto effetti negativi, senza riuscire a migliorare in alcun modo la qualità della vita delle persone che vivono in questi territori”. A tal proposito, dunque, torna sulla proposta di fusione dei comuni a cui, già da diversi anni sta lavorando. “molte amministrazioni locali, – dichiara Palmieri – per dimensioni e risorse, non sono più in grado di garantire servizi essenziali. In tanti casi, si è arrivati a realtà comunali con popolazione e funzioni inferiori a quelle di un condominio. Non è questa l’autonomia che serve ai cittadini”. Il Sindaco di Roscigno, inoltre, critica anche la gestione delle risorse destinate alla Strategia Nazionale per le Aree Interne che, dichiara: “Per come sono stati concepiti i progetti, si stanno rivelando uno sperpero di denaro pubblico, senza affrontare le cause strutturali dello spopolamento e della marginalizzazione. Non si risolvono i problemi dei territori con piccoli interventi episodici, ma con riforme coraggiose.”