Sassano, Michele Paciello: “Un incubo sapere che l’assassino di mio figlio è a pochi passi da me”

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“Mi sembra di vivere un incubo. Il peggiore dei sogni, quello in cui mio figlio viene ucciso e la giustizia si prende gioco di me”. Con queste parole Michele Paciello, padre di Daniele Paciello, morto il 28 settembre insieme ai fratelli Nicola e Gianni Femminella e a Luigi Paciello, per mano del 22enne Gianni Paciello, commenta la decisione del GIP del tribunale di Lagonegro di far scontare gli arresti domiciliari a quest’ultimo proprio nel Vallo di Diano. “Scoprire che l’assassino di mio figlio si trova a pochi passi da casa mia, dal luogo dove ha ammazzato mio figlio e altri 3 ragazzi, suscita in me una rabbia che stento a contenere, – continua Michele Paciello- e questo malgrado l’appello rivolto più volte ai magistrati e agli inquirenti affinchè non permettessero tale ennesima ingiustizia. Ma purtroppo a volte la voce delle vittime non viene ascoltata dallo Stato, ed in questo caso ci ritroviamo con l’assassino che “sconta”, se così si puo dire, la sua pena, in una struttura Caritas di Teggiano e viene tutelato in ogni cosa, mentre noi continuiamo a ricevere schiaffi in faccia”. La voce di Michele Paciello, che ha perso il suo secondogenito nella strage di Sassano del 28 settembre, trema dalla rabbia quando racconta di come è stato loro intimato di portare via le immagini dei loro figli dalla struttura nel quale è rinchiuso Paciello. “Avevamo portato le vele con le gigantografie dei nostri figli morti davanti alla sede Caritas dove Gianni Paciello è rinchiuso. Per noi era un modo per metterlo davanti alle sue responsabilità, per dirgli “guarda cosa hai fatto”. Ma purtroppo per preservare la sua tranquillità, continua Michele Paciello, ci è stato intimato di portarle via. I volti dei nstri figli potrebbero turbarlo. E cosa dobbiamo dire noi che invece quei volti non li rivedremo più?”. Difficile non comprendere lo stato d’animo di Michele Paciello, lo stato d’animo di chi si sente abbandonato anche da chi dovrebbe tutelare i diritti suoi e di suo figlio scomparso. “Gianni Paciello, salvo decisioni diverse da parte del GIP, probabilmente resterà a Teggiano almeno fino all’inizio del processo, termina Michele Paciello, ciò significa almeno altri 90 giorni. Io, che ad oggi mi sento terribilmente deluso e offeso dalla sua presenza in questa struttura, voglio credere che una giustizia, malgrado tutto, esista, e spero che questo ragazzo paghi in modo esemplare per quello che ci ha fatto”.

Angela Freda

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