Sarno, estorsione ai danni di imprese: sequestro dei beni per una famiglia

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Estorsione ai danni di imprese che dovevano occuparsi della ricostruzione a Sarno a seguito dell’evento franoso del 1998: la DDA di Salerno ha disposto la confisca dei beni a carico di una famiglia che aveva messo su una vera e propria organizzazione criminale. Questa mattina i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri — Sezione Anticrimine di Salerno, hanno dato esecuzione al decreto di confisca di beni emesso ai sensi dell’art. 24 del D. Lgs. nr. 159/2011 dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Salerno nei confronti della famiglia Serino, marito moglie e due figli, nell’ambito di un procedimento di prevenzione instaurato su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Salerno.

Nel dettaglio sono stati sottoposti a sequestro: 4 società, di cui tre dedite al commercio all’ingrosso di animali vivi e alla coltivazione di frutti oleosi, nonché una sala scommesse con  internet point; 43 immobili e terreni tra cui fabbricati e box auto per un valor e di circa 2 milioni di euro, 18 rapporti bancari direttamente o indirettamente riconducibili ai soggetti destinatari del provvedimento.  L’operazione scaturisce da un provvedimento definitivo che rappresenta la la naturale evoluzione di un’approfondita e ritirata attività investigativa condotta sempre dalla Sezione Anticrimine dei Carabinieri di Salerno che aveva permesso di ipotizzare come il figlio, in  un Periodo di transizione derivante dallo stato di detenzione del proprio padre, avesse assunto la direzione della consorteria criminale capeggiata da suo padre, egemone prevalentemente sul territorio di Sarno.

In particolare tale organizzazione, risulterebbe aver incrementato la propria operatività criminale, in concomitanza al noto evento franoso che il 5 maggio 1998 che aveva interessato il comune di Sarno. Veniva posta in essere una capillare attività di estorsioni nei confronti delle imprese deputate allo svolgimento di opere pubbliche derivanti dall’attività di ricostruzione. In tale contesto la medesima organizzazione aveva reinvestito i proventi illeciti in diverse attività imprenditoriali quali, ad esempio, il controllo e la distribuzione, su un’ampia porzione del territorio della provincia di Salerno dei cosiddetti “videopoker”.

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