Salerno. Infermieri all’Ufficio Stranieri si ammalano di tubercolosi

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Si sarebbero ammalati di tubercolosi alcuni infermieri salernitani durante il servizio prestato all’Ufficio Stranieri. Il caso viene fuori da un’inchiesta del quotidiano Cronache su un giro di straordinari non del tutto trasparenti. “Nel chiedere conto della prolungata assenza, per malattia, di uno dei dipendenti del Servizio 118 – si legge nell’articolo pubblicato oggi – è stato scoperto che la persona in questione è stata costretta ad abbandonare il servizio pro tempore a causa della Tubercolosi, contratta nel corso del servizio prestato all’Ufficio Stranieri perché non aveva mai indossato la mascherina di protezione”. “Secondo fonti interne all’Asl – si legge ancora – non si tratta di un caso isolato. Va detto che l’Azienda, venuta a conoscenza del problema, ha immediatamente preso tutti i provvedimenti del caso. Pronte sono state le sospensioni dei soggetti ammalati”.

La notizia ha di certo un forte impatto sull’opinione pubblica perché, trattandosi di infermieri a costante contatto con altri pazienti, si pensa alla possibilità di infezioni estese e perché nella percezione comune la tubercolosi è una malattia infettiva che si pensava del tutto scomparsa. Da qui a ritenere che la sua diffusione sia da imputare solo agli immigrati il passo è breve. In realtà è sempre esistita, in Italia come altrove, anche se in notevole decremento.

Nel marzo scorso in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi, l’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha pubblicato i dai relativi alle morti per tale infezione nel 2016 in Europa e l’Italia rimane un paese a bassa incidenza (meno di 10 casi ogni 100.000 abitanti), anche dopo anni di migrazioni e nonostante gli stranieri restino in generale la fetta più grossa fra i nuovi casi.

La notizia riportata dal quotidiano Cronache, senza creare allarmismi, pone alcune questioni: quella dei controlli, che non sembrano poi così stretti, al momento dell’arrivo sul territorio italiano dei tanti stranieri ma anche la necessità di una verifica costante delle condizioni di salute degli operatori sanitari.

Rosa ROMANO

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