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Ancora sotto i riflettori lo “Sparo del gallo”, rito celebrato in occasione della festa della Madonna del Castello, a Sala Consilina, ed in programma domenica. Dopo la denuncia di Isa Gallo, dell’associazione animalista del Vallo di Diano, che aveva parlato di vera e propria barbarie, arriva puntuale la presa di posizione in merito da parte del Codacons del Vallo di Diano, secondo il quale “Lo sparo del Gallo” non rientra tra le “tradizioni” meritevoli di essere preservate immutate. A spiegarne i motivi è il responsabile della Sede Roberto De Luca: “Fino al 1994 gli animali erano considerati dal Codice Penale delle cose –sottolinea De Luca- motivo per cui l’uccisione di un animale era un reato perseguibile a querela di parte, ovvero del proprietario dell’animale-cosa”. Dunque nel caso dello “Sparo del Gallo” il proprietario del gallo era l’unico soggetto che avrebbe potuto sporgere querela nel caso il gallo fosse morto a seguito della corsa fatta, dopo essere stato appeso per le ali ad un filo steso su un vallone, con arrivo in velocità contro un palo, il tutto con scoppio di petardi, attaccati anch’essi al povero animale. Secondo la tradizione alla fine del rito pagano, certamente non cristiano, la morte del gallo è di cattivo auspicio per l’annata agraria, al contrario della sopravvivenza, che è di buon auspicio. “Fortunatamente oggi le cose sono cambiate –spiega il responsabile della Sede Codacons Vallo di Diano- ed è punito anche il tentato delitto di uccisione di animali, come pure il maltrattamento di animali”. Gli organi di Polizia deputati, in primo luogo, a prevenire questi reati ai danni degli animali sono il Corpo Forestale dello Stato, la Polizia Provinciale e la Polizia Municipale. “Ma al di là del Codice Penale –continua Roberto De Luca- ci si chiede quali insegnamenti possano ricevere i bambini ed i ragazzi che assistono a questo pubblico spettacolo, che – certamente – non è educativo. Infatti dovremmo insegnare ai nostri giovani che non bisogna esercitare violenza su “essere senzienti”, quali sono considerati, oggi anche dalla Legge, gli animali”. Infine De Luca esprime la sua convinzione che nemmeno il Papa, che ha scelto non a caso il nome di S. Francesco, che amava gli animali, possa essere contento di un “pollo arrostito” in sacrificio per la Madonna. “Non ci resta che sperare che si ritorni a quanto fatto per alcuni anni –conclude il responsabile della sede Codacons del Vallo di Diano- ovvero che lo “sparo del gallo” sia fatto con un simulacro, ossia una “cosa” simile ad un gallo vero. In questo modo anche la Madonna del Castello sarà più contenta”.