Arriva con una lettera in forma anonima la richiesta di aiuto per il recupero dell’antica pala di altare che raffigura la Madonna del Rosario restituita alla comunità di Sala Consilina nel marzo dello scorso anno. Un’antichissima opera risalente almeno al 1500, trafugata dalla storica Chiesa di Santo Stefano a Sala Consilina dopo il terribile terremoto del 1980 che aveva costretto alla chiusura dell’edificio religioso dove l’antica opera era custodita.
A distanza di 40 anni dalla scomparsa, la pala di cui si ha menzione nel 1584 è stata rinvenuta ad Asti, in Piemonte, dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale che la restituì alla comunità nel marzo scorso con i segni degli anni tortuosi che la sacra immagine ha dovuto attraversare. In occasione della cerimonia, in tanti erano presenti e, già all’epoca,Don Domenico Santangelo aveva chiesto alla comunità di unirsi per sostenere le spese di recupero dell’opera ammontanti a 5 mila euro. Una somma che, però, seppur non esagerata, al momento si è ancora lontani dal raccogliere, nonostante gli appelli lanciati dal parroco Don Domenico Santangelo.
Ora però, una lettera anonima, apparsa ai piedi della pala raffigurante la Vergine del Rosario, ha riportato in alto l’attenzione sulla vicenda muovendo le anime e i cuori per la modalità in cui è scritta. La lettera è infatti firmata La voce silenziosa di una Madonna rattoppata chiaro riferimento alla presenza, sull’opera, di numerosi nastri adesivi definiti “cerotti” che tengono insieme frammenti della Pala lignea che necessitano di recupero. Nella lettera che sembra scritta dalla stessa Madonna, si fa riferimento alla sua antichità e al suo valore storico dunque che dovrebbe spingere la comunità a considerarla “la loro prima madre tutelare”.
“Se solo considerassero – si legge nello scritto quanti dei loro antenati siano venuti in raccoglimento ai miei piedi, per offrirmi le loro personali intenzioni o per chiedere grazie per sé ed i propri cari! Sembra che nella comunità salese non esista un moto di spontaneo e sentito impegno per tutelarmi e consentire al quadro che mi rappresenta di ritornare in condizioni decenti e decorose. Allorché fui restituita alla comunità cittadina,- si legge ancora nello scritto -, la chiesa di Santo Stefano si riempì di autorità civili e religiose, di rappresentanti istituzionali, di componenti di associazioni, di semplici cittadini, cosicché mi sentii ben accolta. Dopo, però, si sono dimenticati di me, lasciandomi il dubbio che della Madonna del Rosario non interessi granché a nessuno di quelli che, invece, potrebbero aiutarmi a ritornare in condizioni tali da ritrarre degnamente un soggetto di culto”.
Queste ed altre le parole riportate nella lettera ritrovata ai piedi del quadro della Madonna senza firma e che chiede un contributo per consentire il restauro dell’opera al costo preventivato di soli 5 mila euro.