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Come preannunciato ieri il governo ha deciso di porre la fiducia sul decreto Banche che include anche la Riforma della BCC. Ieri primo passaggio alla camera dei deputati con l’approvazione giunta con i voti favorevoli di PD, Area Popolare, Scelta Civica, SVP (partito Sud Tirol) autonomie e il gruppo di Democrazia Solidale- centro democratico. Contrari invece il Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Conservatori e Riformisti e Sinistra Italiana. 351 voti contro i 180 hanno permesso al decreto Banche e quindi alla riforma delle BCC di essere approvato ancora una volta utilizzando l’istituto della fiducia e dribbliando la discussione degli emendamenti presentati. La riforma approvata alla camera e che entro il 15 aprile dovrebbe giungere in Senato per la votazione, ha però presentato alcune modifiche rispetto al testo inizialmente previsto. Il passaggio in commissione finanze, ha infatti introdotto alcune novità . Resta fermo l’obbligo di aderire ad una Holding unica per tutte le BCC ed è confermata anche al possibilità per le BCC con capitale superiore ai 200 milioni di non aderire versando il 20% delle proprie riserve e deliberando la trasformazione in SPA. Al momento sono soltanto 12 le BCC che potrebbero servirsi della way out (via d’uscita). Tra le novità introdotte, vi è anche la possibilità per le BCC che non posseggono capitale superiore ai 200 milioni di non aderire alla holding unica a patto però che siano disposte a conferire la licenza bancaria ad una SPA e fondersi con un istituto bancario che abbia il requisito dei 200 milioni. In tal modo le BCC non avranno più come oggetto sociale l’esercizio dell’attività bancaria ma manterranno la forma cooperativa. Introdotto anche un fondo temporaneo per accompagnare il processo di aggregazione e quindi di adeguamento alla nuova normativa. Novità importanti sono state introdotte anche epr quanto riguarda la capogruppo e Bankitalia. Nella prima stesura, infatti, era prevista il riconoscimento della quota capitale per le BCC nella nuova holding del 51%. Nel testo è stata introdotta una modifica che concede a Bankitalia di modificare la soglia della quota capitale riducendola e quindi portandola al di sotto del 51% per le BCC qualora vi sia necessità di reperire capitali freschi sul mercato quindi per esigenze di stabilità di finanziaria. Duro l’affondo del Movimento 5 stelle che ieri, dopo un’iniziale bagarre in aula, ha rinunciato all’azione ostruzionistica senza però lesinare duri attacchi alla decisione del governo “Lo smantellamento delle Bcc, – hanno sottolineato i deputati pentastellati – rappresenta la toppa dello Stato per le malefatte dei banchieri che vengono rimesse sul mercato sotto forma di cartolarizzazioni. Ciò rappresenta la reintroduzione dell’anatocismo per legge” Â