Rifiuti tossici nel Vallo di Diano, continuano le indagini. Si ipotizza il danno ambientale. Verifiche dell’ARPAC

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Fa discutere e non poco la vicenda che, grazie agli uomini del Capitano Davide Acquaviva, è emersa nel corso della notte scorsa e che ha portato alla denuncia del titolare di un’impresa con sede a Sant’Arsenio e dell’autista del mezzo che è stato oggetto dei controlli da parte dei carabinieri. Una scoperta che ha lasciato basito il territorio anche per la enorme qualità di liquido che si presume fosse destinato allo sversamento nei terreni valdianesi. Una vicenda che ha inevitabilmente portato ad alimentare anche tanta rabbia tra le comunità che da anni chiedono verifiche sul territorio.

I carabinieri del Nucelo Operativo e Radiomobile avevano fermato ed effettuato i controlli su un mezzo che trasportava senza alcuna documentazione un totale di 6 mila litri di liquido il cui grado di tossicità sarà ora valutato attentamente dall’ARPAC anche per verificare se vi sia certezza di radiottività. Una ipotesi quindi al vaglio degli inquirenti, anche perché l’idrossido di Potassio, elemento di cui era composto il liquido, è altamente tossico e può contenere gradi di radioattività. Inevitabile quindi effettuare adeguate analisi ed accertamenti, visto anche l’ingente quantitativo di liquido che è stato rinvenuto e sequestrato dagli uomini del Capitano Acquaviva nell’ambito di controllo effettuati anche presso lo stabilimento di Sant’Arsenio adibito a deposito dove sono state rinvenute altre 10 taniche contenenti ciascuna 1000 litri di liquido tossico e cancerogeno.

16 mila litri di una sostanza chimica che molto solitamente viene utilizzata come detergente alcalino per l’applicazione industriale la cui provenienza non è ancora del tutto nota ma che si presume possa essere giunto nel Vallo di Diano dalla Lombardia, probabilmente dal milanese. Una eventualità ed un quantitativo che ha immediatamente portato a far aprire avviare ulteriori indagini anche per verificare se si possa prefigurare, a danno delle persone denunciate, anche il reato di danno ambientale.

Inoltre, gli uomini del Capitano Acquaviva stanno anche proseguendo vagliando diverse ipotesi e analizzando nel complesso la vicenda, vista proprio l’enorme quantitativo di materiale liquido che, si presume, potesse essere destinato allo sversamento sul territorio valdianese. Una vicenda che ha colpito non poco il territorio, da anni alla ricerca di verifiche per valutare il grado di inquinamento, rimaste però sempre disattese e che, solo oggi grazie agli uomini del capitano dei carabinieri Davide Acquaviva, ha potuto i riflettori accesi sul tema dell’ipotesi di inquinamento ambientale nel Vallo di Diano.

Anna Maria CAVA

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