Chiusura punti nascita di Polla e Sapri. Dalla Regione Campania torna l’allarme della chiusura dei punti nascita che, secondo quanto riferito nei giorni scorsi da Picarone, sarebbero a rischio chiusura per effetto di richieste giunte dal Ministero della Salute alla Regione Campania pere portare avanti un piano di rientro economico in campo sanitario. Sabato scorso, presso l’aula consiliare del Comune di Sapri, si è tenuto un incontro nel corso del quale si è ampiamente parlato ancora una volta, del rischio chiusura dei punti nascita solo di Sapri e Polla, escluso dunque Vallo della Lucania, per il quale, secondo quanto emerso nel corso del dibattito di sabato scorso, non c’è rischio chiusura nonostante il basso numero di parti all’anno in quanto ubicato in area marginale.
Nonostante la media dei 400 parti all’anno dell’ospedale di Polla, dunque, dalla Regione Campania viene nuovamente lanciato l’allarme chiusura che, solitamente, si diffonde nell’ultimo periodo dell’anno mentre, ora, pare sia arrivata la diffida da parte del Governo alla Regione perché provveda a disporre la chiusura dei due punti nascita. Intanto a Polla, nei primi due mesi dell’anno, è stata già raggiunta quota 86 parti, con una media dunque di 40 parti al mese, nonostante in tutta Italia si registri un importante calo demografico. Per discutere del tema e delle azioni da mettere in campo, i sindaci si riuniscono nella serata di oggi presso la sede della Comunità Montana Vallo di Diano, su convocazione del presidente Vittorio Esposito, al fine di valutare il da farsi per evitare che, anche il punto nascita di Polla, possa essere incluso in questa azione di ridimensionamento che la regione sarebbe costretta ad effettuare, come dichiarato da Picarone nel corso dell’incontro di sabato scorso 8 marzo a Sapri
Al momento, l’ipotesi di chiusura dei punti nascita, come dichiarato da Picarone, non trova riscontro da parte di esponenti del governo. In ogni caso, a Sapri, si è deciso di recarsi direttamente a Roma per chiedere notizie in merito al rischio chiusura, saltando dunque il passaggio presso la Regione Campania dove, i primi cittadini, furono definiti dal governatore “pellegrini”