PSA, troppo diffusa. Dall’Istituto Zooprofilattico: attenersi scrupolosamente alle disposizioni ministeriali

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Le misure di Biosicurezza potrebbero essere la soluzione alla problematica della peste suina africana che, purtroppo, dopo la diffusione che si è registrata in alcune aree del Cilento e Vallo di Diano imponendo l’indicazione di Zone rosse e il successivo abbattimento di interi allevamenti suini, continua a mettere in allarme i territori colpiti. Nel corso di questi mesi, dunque, sono diverse le azioni messe in campo per cercare di frenarne la diffusione che, pur non essendo un virus pericoloso per gli esseri umani dal punto di vista della salute, si sta rivelando sempre più dannoso per l’economia delle aree a sud del salernitano che possono vantare un importante ruolo nel commercio dei prodotti derivati dall’allevamento suinicolo.

La diffusione del virus di Peste Suina, secondo le ricerche effettuate, può essere trasmissibile anche semplicemente vivendo gli stessi ambienti dove il virus è presente. Non è dunque necessario il contatto dell’animale con altro animale infetto. Da ciò derivano anche le diverse precauzioni che vengono chieste agli allevatori anche per ciò che riguarda gli accessori come scarpe o altro che vengono utilizzati sia all’esterno e che all’interno degli allevamenti.

In queste aree dove gli allevamenti di suini sono particolarmente diffusi che siano essi allevati in cattività oppure allo stato brado, ossia in mandrie più o meno numerose che vivono e pascolano all’aperto liberamente ed in maniera quasi selvatica, rendendo dunque la loro carne ancor più pregiata e di qualità eccellente, in un territorio dove si registra un’alta diffusione della peste suina africana a causa del numero eccessivo di cinghiali che vengono ritrovati morti a causa del virus, diventa dunque fondamentale trovare al più presto delle soluzioni capaci non solo di contenere il virus ma, soprattutto di eliminarlo. Nelle aree dove è stata accertata la diffusione del virus, i responsabili dell’Istituto Zooprofilattico di Portici sono costantemente impegnati in attività di monitoraggio finalizzate a ridurre gli impatti socio-economici sulle aree colpite a causa delle perdite costrette a subire le aziende e le attività di allevamento.

“La patologia – spiega Domenico Vecchio dall’istituto di ricerca – ha una grossa resistenza nell’ambiente e diventa dunque indispensabile l’applicazione di misure di biosicurezza per arginarne la diffusione. È dunque necessario – continua – effettuare attenti controlli in particolare sugli spostamenti degli animali ma anche delle persone che sono solite interagire con i suini.  Fondamentale dunque attenersi alle disposizioni che, già nei mesi scorsi, sono stati emanati prima dal Governo Centrale e successivamente dai commissari per la Peste Suina Africana, al fine quantomeno di ridurre il danno che potrebbe derivare da una ulteriore diffusione del virus”.

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