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In un anno, ovvero 365 giorni, ad un imprenditore di una piccola impresa di Salerno e provincia serviranno 210 giorni circa per pagare le tasse. Ovvero il 67,3 % dell’anno dedica la sua attività lavorativa per lo Stato con la speranza poi di produrre utile nella restante parte dell’anno.
È la fotografia scattata dal rapporto annuale “Comune che vai fisco che trovi” della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della PMI presentato ieri a Roma che evidenzia, inoltre, come rispetto al 2017 la pressione fiscale media in un anno sia salita dello 0,3%. Il Rapporto sulla tassazione delle piccole imprese in Italia analizza il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 137 comuni del nostro Paese, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia.
L’Osservatorio calcola il Total tax rate (Ttr), vale a dire l’ammontare di tutte le imposte e di tutti i contributi sociali obbligatori che gravano sulle imprese espresso in percentuale sui redditi. Individua, inoltre, il Tax free day (Tfd), cioè il giorno della liberazione dalle tasse, la data fino alla quale l’imprenditore deve lavorare per l’ingombrante “socio” pubblico.
La maglia nera di questa speciale classifica va a Reggio Calabria che rimane il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Total tax rate del 73,4%, seguito da Bologna (72,2%), Roma e Firenze (69,5%), Catania (69%), Bari (68,5%), Napoli (68,2%), Cremona e Salerno (67,3%). La città dove si pagano meno tasse è Gorizia dove il Total Tax Rate incide per il 53,8%. Nell’ordine seguono Udine (54,5%), Imola (54,9%), Cuneo, Trento e Belluno (55%), Sondrio (55,3%). I dati, dunque, mostrano come a Salerno sia tra le aree più tartassate ben oltre la media nazionale pari al 61,4%.
In questo scenario la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della PMI propone per abbassare il Total Tax rate di aumentare la franchigia dell’Irap dagli attuali 13mila euro a 30mila euro, l’adozione del regime IRI al 24% e l’introduzione della totale deducibilità dell’Imu sui beni strumentali delle imprese. L’applicazione di queste tre misure contemporaneamente porterebbe il Total Tax Rate al 53,5% ovvero del -7,9% rispetto alla media attuale il che non rappresenta, si legge, “una soluzione definitiva ma una boccata d’ossigeno per le piccole imprese e un concreto avvio del percorso per riequilibrare un sistema fiscale insopportabile”.
Inoltre tra le proposte anche l’introduzione della Flat Tax in modo progressivo e credibile che “preveda la riduzione delle aliquote IRPEF a partire da quelle più basse del 23% e del 27%” e “elimini la discriminazione attuale operata dalle detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali”.
In più la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della PMI propone l’estensione del “regime forfettario a tutte le imprese individuali e professionisti con ricavi inferiori a 100.000 euro” che andrebbe a coniugare “una reale semplificazione fiscale insieme ad una forte riduzione della pressione fiscale per centinaia di migliaia di imprese”.
Giuseppe OPROMOLLA