Presentato il quinto Rapporto “Agromafie”: a rischio il salernitano

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L’agroalimentare continua a rappresentare un terreno privilegiato di investimento della malavita, è quanto emerge dal quinto rapporto “Agromafie” elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, presentato a Roma nei giorni scorsi. Secondo il Rapporto il volume d’affari complessivo annuale dell’agromafia è salito a 21,8 miliardi di euro con un salto del 30% nell’ultimo anno ed è nel Mezzogiorno “che le agromafie esprimono una maggiore e nociva diffusione”.  In Campania il sistema della “camorra a chilometro zero” che accompagna i prodotti dell’eccellenza campana dal campo alla tavola mette la provincia di Salerno al 14esimo posto della classifica sull’intensità del fenomeno in Italia. Su base regionale, invece, è al terzo posto dopo Caserta e Napoli. Nella nostra provincia quella legata all’agricoltura è ormai diventata un’economia abbastanza solida considerato che il settore agricolo ha visto la maggiore crescita di occupati in provincia, +11,9%, era quindi inevitabile che attirasse l’attenzione della criminalità. Lo dimostra il racket dei trasporti e l’escalation di furti nella Piana del Sele o nella zona degli Alburni, il mercato parallelo dei prodotti contraffatti nel settore caseario. Da considerare anche il fenomeno degli attentati incendiari, delle balle di fieno ad esempio, che sembra in aumento tra il Cilento e il Vallo di Diano. A Roma, alla presentazione del quinto rapporto “Agromafie”, ha partecipato anche una delegazione di Coldiretti Campania, guidata dal Presidente Gennarino Masiello “Coldiretti chiede alle Istituzioni – sottolinea Masiello – di alzare la soglia di attenzione sull’agroalimentare campano. I casi segnalati alle forze dell’ordine si moltiplicano, dai furti di prodotti, gasolio e mezzi al pizzo chiesto per non danneggiare viti e piante. Ma la longa manus della criminalità tocca anche altri pezzi della filiera. Le imprese agricole vanno difese come primo presidio di legalità, come avamposti dello Stato nelle aree rurali. Noi ce la mettiamo tutta, senza piangerci addosso. Ci abbiamo messo la faccia anche quando si è speculato commercialmente sui problemi della Campania”.

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