Potenziale chiusura Punti nascita di Polla e Sapri. Interviene nuovamente il Nursind

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Il sindacato Nursind, con il segretario territoriale Biagio Tomasco, interviene nuovamente sulla potenziale chiusura dei punti nascita di Polla e di Sapri, attraverso una nota al Presidente della Regione Campania, al Direttore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Ruggi di Salerno e al Commissario straordinario dell’ASL Salerno. Dopo aver ricordato che a seguito del parere del Comitato Percorso Nascita si è avuta la deroga per il solo punto nascita di Vallo della Lucania, con la soccombenza di Polla e Sapri, il sindacato si interroga su cosa sia stato fatto dalla politica regionale, provinciale e locale affinché non si arrivasse alla chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno.  

“I cittadini del Cilento e del Vallo di Diano – si legge nella nota – non hanno bisogno di alcuna deroga, perché il loro diritto a cure sostenibili è sancito dalla Costituzione Italiana”. Affermando che un’ulteriore deroga altro non farebbe che dilatare la naturale scadenza di quanto previsto dalle norme nazionali, il sindacato chiede quali sono le strutture intermedie che potrebbero garantire in caso d’urgenza la giusta e dovuta assistenza al nascituro ed alla madre, ricordando che i cittadini residenti nei comuni di Sapri e di Polla per arrivare al punto nascita più vicino, ovvero a quello di Vallo della Lucania, impiegheranno rispettivamente un’ora e un’ora e mezza. Per il Nursind “chiudere i punti nascita di Polla e di Sapri, derogando fino a dicembre quello di Vallo della Lucania, è un atto scellerato ed immorale, oltre che lesivo dell’incolumità generale dei cittadini cilentani e valdianesi.”

“Riteniamo – si legge nella nota – che discenda dall’iniqua disposizione per cui si continui a nascere in cliniche private in cui magari non sia presente nè una pediatria né una rianimazione, con tutto quello che ne conseguirebbe in caso di parto complicato, e pertanto, nell’ottica del raggiungimento dei parti/anno nelle strutture pubbliche, chiediamo l’immediata revoca delle convenzioni con le strutture private laddove si consenta di partorire”. “Vogliamo un’assistenza sanitaria – conclude il sindacato – che non venga più definita la maglia nera d’Italia e d’Europa, e chiediamo alla comunità dei sindaci del comprensorio di intervenire”.

Antonella D’ALTO

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