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Un giovane di Polla che decide di partire per conoscere i passi degli Inca. Lascia un giorno il suo paese e intraprende un percorso che lo porterà in giro per il mondo facendogli conoscere altre civiltà che lo arricchiranno in tutti gli aspetti possibili. I suoi viaggi, le sue esperienze e i suoi pensieri vengono riportati in un blog sulla cui home page, viene riportata una citazione che, in poche parole, spiega l’essenza dei suoi viaggi: “Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo, ribellatevi, non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno. Osate cambiare, cercate nuove strade”. Questo giovane pollese si chiama Alessandro D’Amico che, per il suo coraggio, per la sua determinazione, per la sua grande volontà di conoscere il mondo e ciò che di vero e reale c’è, e per il suo talento nell’esposizione dei suoi viaggi, riempie di orgoglio suo padre. Come può un padre dimostrare quanto l’avventura intrapresa da suo figlio e il grande successo con cui le sta conducendo, lo riempia di orgoglio? Questa la domanda che probabilmente il giornalista e autore di diversi libri sulla storia e sull’emigrazione del Vallo di Diano,Geppino D’Amico, padre del giovane Alessandro, si è posto al momento in cui arriva la brillante intuizione. Ed ecco che le storie raccontate nel blog sudamericapercaso.blogspot.com e le immagini dei viaggi del giovane pollese, vengono trasferite su carta e diventano un libro dal titolo “Lungo il sentiero degli incauti”, edito da “Associazione Culturale Luigi Pica”. Una sorpresa per Alessandro così come spiega l’ultima frase della prefazione del libro scritta dal giornalista Pasquale Sorrentino, “Caro Alessandro, sorpresa. Ecco il tuo libro che non sapevi di aver scritto”. Uno libro diario che racconta, giorno per giorno, le bellissime esperienze di vita intraprese da Alessandro, accuratamente dettagliate prima nel suo blog e ora anche nello scritto “Lungo il sentiero degli incauti”. Racconti che suo padre Giuseppe D’Amico ha voluto rendere indelebili e incancellabili, trasferendoli su carta e trasformandoli in libro perché, nonostante lo sviluppo tecnologico faccia passi da gigante, si sa che il libro cartaceo mantiene la sua originale funzione di unico mezzo per trasferire e conservare, di generazione in generazione, le storie. Quelle stesse storie di cui parla Pasquale Sorrentino nella sua prefazione, che lascia trapelare anche l’emozione dell’amico: “Le storie, – scrive Sorrentino – di solito, le ascolto dai racconti dei diretti interessati. Da chi vive le emozioni di un viaggio, di un evento, di qualcosa di particolare. Di chi quelle emozioni me le fa rivivere sulla sua pelle. E poi cerco di raccontarle al meglio. Stavolta no. Stavolta, la storia la leggo sulle pagine di un blog fatto libro. Un libro fatto emozione”