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Un bonus in grado di “azzerare totalmente le rette degli asili-nido e micro-nidi” è il primo intervento con cui Giuseppe Conte vuole far partire il proprio mandato. Lodevole ma che potrebbe essere l’ennesima beffa per il Sud.
L’Italia è in forte ritardo rispetto all’obiettivo europeo di offrire un posto almeno al 33% dei piccoli sotto i tre anni. Siamo appena al 21,6% tra strutture pubbliche e private, con il Mezzogiorno molto indietro in particolare per la Campania che è fanalino di coda con il 6,7%. Se quindi gli asili nido sono soprattutto al Centronord va da sè che il bonus prenderà quella strada. Stando ai calcoli dell’Istat il bonus per il 94% andrà al Nord. Conte ha anche detto di voler riequilibrare la situazione a favore dei territori dove il servizio è carente. Il bonus intanto è facile da organizzare, ampliare l’offerta di servizi è un tantino più complicato. Quindi per il Sud siamo alle solite promesse.
Se poi si tocca il tema delle risorse con cui coprire il coprire il bonus e, eventualmente, costruire i nidi dove mancano, si apre un’altra questione. Come riporta IlMattino un fondo a cui attingere già c’è e affonda le radici nella c.d. Buona Scuola (decreto legislativo 65 del 2017 sulla «Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni). I soldi, a partire dal 2017, sono stati distribuiti alle Regioni ma le storture non sono mancate e, manco a dirlo, hanno penalizzato il Sud. A fine 2017 infatti l’allora ministro Valeria Fedeli firmò un riparto che aveva come parametro principale il numero di bambini iscritti ai nidi e che quindi favoriva i territori con più servizi. Alla fine il fondo per costruire asili nido dove mancavano si è trasformato in un premio per chi li asili li aveva già.
Rosa ROMANO