La crisi “morde” anche il Vallo di Diano. Don Vincenzo Federico: “Troppi i nuovi poveri”

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La crisi morde anche il Vallo di Diano. Fortunatamente, a differenza delle realtà metropolitane, il problema della fame e quello di avere un tetto sulla testa si limitano ancora ad extracomunitari di passaggio o a casi rari e particolari. Eppure, anche nel Vallo di Diano, molte famiglie faticano davvero a sopravvivere. Sono tantissime le persone che soffrono a causa della terribile recessione economica. Le imprese non reggono la crisi,  l’occupazione cala. Nel quadriennio 2008-2012 la provincia di Salerno ha perso oltre 8.000 posti di lavoro e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 17,6%. L’occupazione fissa si è ridotta sensibilmente rispetto a quella atipica. Il reddito si sta disgregando, e le istituzioni e la politica che dovrebbero occuparsi di fornire gli strumenti per superare la crisi viaggiano con il freno a mano tirato. Intanto la crisi morde anche il Vallo di Diano, e la conferma arriva da Don Vincenzo Federico, delegato regionale Caritas e direttore della Caritas Diocesana di Teggiano Policastro. “Accanto al fenomeno della povertà cronica che esiste da sempre –conferma Don Vincenzo- il fenomeno dei nuovi poveri è cresciuto a dismisura negli ultimi anni nel Vallo di Diano, e riguarda nuclei familiari che prima della crisi erano autosufficienti”. A causarlo principalmente la perdita del posto di lavoro. “Dal mese di settembre le domande di aiuto sono cresciute a dismisura –sottolinea Don Vincenzo- ogni giorno incontriamo decine di persone che non sanno come farcela. Molti hanno visto concludersi anche la parentesi della cassa integrazione e sono diventati disoccupati a tutti gli effetti, si tratta per lo più di persone di grande dignità che non sanno nemmeno orientarsi in questa nuova situazione, a differenza dei poveri “cronici” che ormai conoscono tutti i trucchi per chiedere e ottenere aiuto”. Ma in cosa consistono le domande di aiuto che pervengono alla Caritas dai cittadini del Vallo di Diano? Molte riguardano il pagamento delle utenze, dal gas alla bolletta della luce. Altre richieste riguardano la difficoltà di mandare i figli a scuola: spese relative ai libri ma anche agli abbonamenti dei pullman. Poi ci sono le richieste per necessità legate all’abbigliamento, e quelle di consulenze per le rate dei mutui in scadenza. La crisi ha anche acuito patologie come la ludopatia, a causa della quale persone deboli si indebitano sempre di più per il gioco, arrivando a vendere effetti personali dall’oro alle fedi. “Senza dimenticare –conclude Don Vincenzo Federico- le difficoltà che si vivono in caso di famiglie con 3 o più figli, e di quelle separate, con i padri –disoccupati o meno- che non ce la fanno a sostenere le spese su due diversi nuclei abitativi”.

Elia Rinaldi & Antonio Sica

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