La commissione parlamentare antimafia a Salerno. Il Cilento nelle mire delle ndrine e camorra

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Ieri la Commissione parlamentare antimafia era a Salerno nell’ambito del tour che, nel corso della legislatura, la sta portando presso tutte le Direzioni Distrettuali Antimafia italiane al fine di approfondire la situazione della criminalità organizzata sui territori. Salerno è stata la penultima tappa. Durante la conferenza stampa, a cui erano presenti la Presidente della Commissione, Rosy Bindi, e l’On. Massimiliano Manfredi, membro della Commissione, e il Prefetto di Salerno, Salvatore Malfi, sono stati affrontati diversi temi: i nuovi affari della criminalità organizzata sul territorio, il suo rapporto con la politica e con i privati, i casi di Scafati e Nocera Inferiore, la questione dei migranti. “La provincia di Salerno – ha spiegato l’On. Manfredi – è ritenuta interessante da parte di diversi clan, non uno in particolare, anche in virtù del fatto che oggi le camorre si sono evolute, agiscono in modo più intelligente, pianificano diversamente le proprie azioni criminali e soprattutto lo fanno al di là dei confini geografici, quindi con cartelli extraterritoriali e con una consensuale spartizione dei territori in cui ognuno porta la sua “specificità criminale”. Puntano ad alleanze che possano essere vantaggiose per tutti, creando così dei sistemi omogenei a prescindere dalle diverse province campane, senza farsi più la guerra”. Un altro aspetto che è venuto fuori è la distinzione, nel modus operandi, tra vecchie e nuove generazioni. “Da un lato – ha spiegato Rosy Bindi – i giovani che, non sono più reclutati solo come manovalanza ma diventano capi i quali però, per inesperienza, fanno riemergere i vecchi metodi della camorra come l’uso della violenza. Dall’altro la vecchia guardia che invece, dopo magari aver scontato le proprie pene, si riorganizza esprimendo quella evoluzione del fenomeno mafioso a cui ha fatto riferimento l’On Manfredi”. Non si poteva non parlare del Cilento anche se, essendoci indagini in corso, il discorso è rimasto vago confermando però che il problema delle infiltrazioni esiste ed attenzionato. “Il Cilento è meraviglioso – ha affermato la Presidente della Commissione Antimafia – È una delle zone più belle del nostro paese e dove c’è bellezza che fa da traino dell’economia, c’è anche attenzione da parte di chi è interessato a fare affari”. Quindi pare che l’area cilentana sia considerata appetibile sia dalle ‘ndrine calabresi che dalla camorra interessati a diversi settori: quello alberghiero, quello dei giochi, del cemento e dei rifiuti. Qui però si fa più difficile un probabile sodalizio, come quelli riscontrati nelle altre parti della regione in quanto, “la ‘ndrangheta – afferma Rosy Bindi –  fa anche senza creare alleanze. Lo dimostrano le infiltrazioni al Nord, la criminalità organizzata calabrese può stabilire sodalizi ma può anche prescinderne” quindi in relazione alla “politica non belligerante” di spartizione dei territori che la camorra sta portando avanti nel resto della regione qui, e quindi in questo il territorio cilentano rappresenta un unicum, “le porte da parte della ‘ndrangheta si possono chiudere così come si possono aprire ad un eventuale accordo”.

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