Inchiesta sulla tragedia di Rigopiano. Anche il ministro Delrio è responsabile di disastro e omicidio plurimo colposo

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Passerà il momento del dolore collettivo. Passerà anche il momento delle polemiche. resterà invece il dolore per sempre nelle famiglie che hanno perso i propri cari sotto una valanga di neve che ha sepolto l’hotel Rigopiano. Verrà poi il momento delle aule giudiziarie. Intanto il sostituto procuratore di Pescara Cristina Tedeschini indaga per disastro e omicidio plurimo colposo. Tanti gli elementi che dovranno essere vagliati con attenzione; ci troveremo dinanzi a migliaia di pagine e fascicoli infiniti in un’inchiesta che dovrà dare risposte ad un intero Paese. Cosa non ha funzionato? Cosa si sarebbe dovuto fare? Chi i responsabili? Intanto bisogna capire se l’hotel Rigopiano è stato costruito in un luogo pericoloso. Sembrerebbe infatti che sorgesse sopra colate e accumuli di detriti preesistenti compresi quelli da valanghe. Lo testimonia la mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991, ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale. In pratica il resort è sorto su resti di passati eventi di distacco provenienti dal canalone sovrastante la montagna. Poi la questione allarme neve e sicurezza. Chi doveva garantire la pulizia di quella Strada Provinciale che conduceva al resort sepolta da metri di neve? Una strada che se fosse stata sgomberata avrebbe consentito certo di poter lasciare l’hotel da parte dei turisti “terrorizzati” da quelle scosse di terremoto e dalla neve che cadeva copiosa in quelle ore. Qui dunque un primo nuovo elemento che deve essere considerato con molta attenzione. Le competenze. In questo peserà molto la mail del direttore dell’hotel inviata alla Provincia, spedita alle 13.57 del 18 gennaio, poche ore prima del disastro. Un documento prezioso da cui si evince che in quel momento i clienti sono a pranzo. Alle 14 dello stesso giorno la sorella del proprietario Roberto Del Rosso incontra il presidente della Provincia, Antonio Di Marco, e viene rassicurata sul fatto che entro sera sarebbe andata una turbina a liberare la strada. Una turbina che non arriverà mai in tempo. ancor più grave quel che emerge dalle dichiarazioni di Stefano Di Domizio, ex cantoniere e responsabile provinciale della Cgil-Funzione Pubblica di Pescara: una turbina della Provincia fuori uso e due mezzi reperiti presso l’Anas, ma misteriosamente mai partiti. “Se avessimo avuto la turbina invece di non averla e se avessimo avuto personale invece di non averlo, certamente avremmo avuto maggiori risultati di quelli che possiamo avere oggi – osserva Di Domizio – Poi naturalmente ci sono anche altre problematiche, legate alla raggiungibilità dell’hotel e alle altre tragedie avvenute in giro per l’Abruzzo. In ogni caso le condizioni di partenza sarebbero state sicuramente migliori”. Dunque, in questo frangente emerge un elemento determinante se davvero si viole capire cosa è accaduto a Farindola. Il ruolo delle provincie; la loro dotazione finanziaria; le competenze. Ma le province sono state abolite, forse no, o quasi. Dopo oltre due anni dalla famosa legge Delrio l’abolizione del province non ha portato nulla se non problemi enormi ad un Ente che esiste ancora, che non ha più risorse, ed al quale spettano diverse competenze tra cui le strade. A questo punto allora, se volessimo essere seri, per una volta in questo Paese, nell’inchiesta del sostituto procuratore di Pescara Cristina Tedeschini, che indaga per disastro e omicidio plurimo colposo, dovrebbe entrare anche il Ministro Delrio. Certo. Perché no? Insomma è chiaro che se le provincie potessero disporre delle risorse necessarie molte cose andrebbero certo in altro modo. Viceversa, se le stesse province fossero state abolite definitivamente, nel vero senso della parola, ad altri sarebbero spettate le competenze, dunque anche la pulizia della viabilità. Ecco, forse è ora che anche la politica paghi davvero per le sciagure che colpiscono la gente comune, causate dalle decisioni assunte, o da quelle rimandate, da chi è deputato a prenderle le decisioni. A legiferare. A cambiare il Paese. Questo è solo un suggerimento per il sostituto procuratore di Pescara Cristina Tedeschini.

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