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Che ci sia un collegamento stretto tra incendi boschivi e dissesto idrogeologico lo dicono diversi studi internazionali, a dimostracelo la situazione in cui si è trovata la comunità di San Rufo mercoledì scorso. Sono arrivati nel centro abitato i detriti della montagna andata in fumo nelle scorse settimane. Siamo di fronte ad una situazione complessa fatta di cambiamenti climatici, mancata tutela e prevenzione dei territori, inghippi burocratici, l’inadeguatezza della Protezione Civile la cui catena spesso si spezza e il Dipartimento nazionale non trova il terminale nei Comuni. Come difendersi? I suggerimenti che arrivano dagli esperti vanno quasi tutti nella stessa direzione e cioè migliorare l’aspetto preventivo e non vivere di emergenze. “È stata elaborata una mappa precisa delle aree devastate dagli incendi fino ad oggi? – si chiede ad esempio il geologo Franco Ortolani dalle pagine del quotidiano LaCittà di oggi – Per evitare che si ripetano eventi come quello di San Rufo è necessario elaborare una mappa dettagliata delle aree incendiate in modo da individuare i bacini idrografici interessati e incombenti su aree urbane e strade. Con tale mappatura – aggiunge – si possono lanciare allerte meteo mirate e non generiche, quindi si possono avvisare i Sindaci dei Comuni interessati. Se tale mappatura fosse esistita – afferma – il Sindaco di San Rufo poteva essere informato preventivamente”. Banalmente dunque serve una serie politica di mitigazione del rischio idrogeologico da parte sia dei Comuni che delle Regioni, costruire magari una struttura tecnica e amministrativa adeguata, utilizzare in modo efficiente i soldi pubblici.