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Mi ha appassionato, di recente, leggere: Il senso della misura di Sergio Cabras. Cabras sostiene che: (…) dovremmo partire dal riconoscimento che il mondo non si regge sul Giusto e lo Sbagliato, sul Bene ed il Male e su tutte le altre coppie di opposti che a queste vogliamo con maggior raffinatezza intellettuale sostituire: questa è un’idea superficiale e tutta occidentale. L’Universo e tutte le cose e gli esseri che lo popolano si regge sul principio della Misura, su un principio di equilibri dinamici sempre mutevoli tra componenti diverse (interdipendenti, ma non intercambiabili) tutte parti dell’insieme e tutte, secondo i casi, buone ed utili o cattive e dannose, in cui la positività o la negatività di ognuna di esse dipende, di volta in volta, dalla misura in cui questa è presente ed incidente sulla situazione specifica rispetto alle altre. E questa misura armonica o disarmonica varia sempre, di situazione in situazione, di contesto in contesto”. Ecco, Cabras mi trova d’accordo. La misura, il senso della misura, è assolutamente confinata nel contesto. Insomma, per essere più chiari: possiamo misurare le visioni e le idee di uno statista, con un altro statista. Questo ci rende chiara la misura. Se proviamo a mettere in relazione la visione ideologica di un Capo di Stato con un apprezzabile, ma semplice, conducente di filobus, potremmo scoprire anche che lo stesso autista ha idee interessanti, ma certo non influenti e misurabili con quelle di un Premier di Stato. Banale forse il paragone? Forse. Ma rende certamente l’idea. Il mio amico e collega Geppino D’Amico è solito ricordare una frase attribuita al compianto Senatore Enrico Quaranta. Egli sosteneva che: “nel Vallo di Diano se pur ci fosse stata, sarebbe certamente fallita una fabbrica di metri, perché di sicuro inutilizzati”. Certo, il tempo, le circostanze, i fatti, hanno restituito verità e ragione al lungimirante Quaranta. La verità oggettiva dell’oggi è che questa terra, una terra straordinaria, il Vallo di Diano, conta ogni giorno la presenza di uomini “senza misura”, in tutte le arti e le professioni, ancor peggio spesso, anche nella società civile. Dunque la realtà ci offre un panorama dequalificante per il significato che hanno avuto nel tempo figure di alto profilo che hanno segnato il loro tempo su scenari nazionali ed internazionali. Grandi personaggi e grandi idee per la politica; straordinari artigiani ed imprenditori. Grandi professionisti nel campo della cultura, del giornalismo, dell’arte. Il tempo ha lasciato spazio però ad improvvisati mestieranti che occupano ogni luogo e pretendono anche di avere misura e levatura. Si finisce così per non avere più peso e neppure credibilità. Nessuna rappresentanza in Parlamento; nessun rappresentante neppure in Consiglio regionale. La politica ed i politicanti locali, per nulla considerati, ma solo utilizzati, dagli ambienti che contano, quelli dove si decide e si sceglie. Dunque accade che ci si concentra solo sul piccolo orticello di casa, anche perchè non rimane altro da fare. Non si guarda al domani ma si vive dell’oggi. Nulla si costruisce con la prospettiva di dover investire ma tutto si prova ad ottenere nell’immediato, accontentandosi di maleodoranti briciole già masticate e rigurgitate da chi è abituato a dominare coloro che si affievoliscono e non alzano la testa. Accade per la sanità. Si assottiglia sempre più quel peso specifico che un tempo le strutture sanitarie del luogo avevano ed ora neppure ricordano. Una volta, tempo fa, neppure molto, al Luigi Curto di Polla non solo vi era eccellenza sanitaria ma addirittura la sede della ASL. Una volta, neppure molto tempo fa, il Vallo poteva contare, contemporaneamente, su senatori e deputati del posto, seduti negli scranni in Parlamento. Un tempo persino i grandi Partiti orientavano le loro scelte dopo aver ascoltato cosa si era deciso nel Vallo di Diano. L’improvvisazione che ha occupato il posto della preparazione ha fatto spazio alla mediocrità che ha preso il posto dell’autorevolezza. Amara come il fiele questa verità. Nessuno guarda alle qualità di coloro che pure le possiedono ma solo ed esclusivamente all’utilità del momento. Tutto si livella al basso, lo sguardo, da alto e fiero diviene mesto e basso. Per non parlare poi di chi invece lo sguardo lo tiene alto ed arrogante neppure cosciente di non aver mai aperto un metro, quello che nessuna fabbrica ha mai realizzato. Accade così che non vi è nessuna differenza tra sindaco e aspirante tale; tra medico e improvvisato infermiere; tra parroco e predicatore; tra artista e imbrattatore; tra scrittore e scribacchino; tra giornalista e giornalaio. Nessuna differenza più tra padri e figli e neppure tra Giusto e Sbagliato, tra Bene e Male e tra tutte le altre coppie di opposti che con maggior raffinatezza intellettuale si voglia sostituire. Ha ragione. Mi trova profondamente d’accordo Cabras.