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“Giustizia è fatta!”. Questa è la frase che ogni persona sottoposta ingiustamente ad un procedimento penale, in quanto innocente, grida quando finalmente il giudice emette una sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto. Ma quella gioia di vedersi riconosciuti estranei a fatti di una gravità estrema non cancella, però, il tempo che c’è voluto per appurare l’inesistenza di accuse a carico dell’imputato innocente. E’ quanto accaduto all’insegnante Giovanni Trotta, educatore di scuola primaria,
conosciuto anche con il nome d’arte di Anthony Trotta, apprezzato cabarettista ed attore, Presidente dell’Associazione Culturale ”Il Giullare” di Sassano, accusato ingiustamente di un presunto accesso abusivo a sistema informatico nel lontano 2010. Per lui si è conclusa nei giorni scorsi un’odissea durata quasi quattro anni , che lo ha visto difendersi strenuamente dall’accusa di aver commesso un reato infamante. La vicenda ha visto il proprio epilogo il 21 gennaio, davanti alla Seconda Sezione del Tribunale di Salerno, dove il giudice monocratico designato ha accolto in pieno la tesi portata avanti dal difensore dell’artista, l’Avv. Andrea Pezzella del Foro di Salerno, che con una lunga, articolata e dettagliata arringa, ha dimostrato la piena innocenza del proprio assistito, nonostante il Pubblico Ministero ne avesse richiesto la condanna. ”Assolto per non aver commesso il fatto”: questa la sentenza emessa dal magistrato, le cui motivazioni verranno depositate entro 90 giorni. “La mia sentenza di assoluzione –commenta Giovanni Trotta- mette fine ad ansie, paure e rabbia di chi sapeva di essere innocente. Viene però da chiedersi come mai la giustizia abbia impiegato quattro anni per confermare quanto la mia difesa aveva fin dall’inizio dimostrato, senza contare poi i costi sostenuti dalla collettività per richiesta di tabulati telefonici e relative indagini”. Sarebbe davvero opportuno che la giustizia avesse tempi certi, poichè quando le sue maglie vengono strette su di un innocente, questi subisce qualcosa di peggiore della condanna: la propria vita inevitabilmente si ferma, restando imprigionata in un clima di tristezza e paura, che penalizza oltre che l’individuo anche i propri affetti più cari. “Quanto mi è accaduto –sottolinea comunque Giovanni Trotta- e l’essere vittima di accuse infondate, non deve però farci perdere fiducia nella giustizia, nella quale bisogna credere sempre”. Intanto, ora che questa brutta parentesi è finita, l’artista di Sassano può finalmente ricominciare a sorridere, a sognare, a vivere. Ma per molti altri, invece, l’incubo continua.