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La diocesi di Teggiano-Policastro in prima linea sul fronte dell’accoglienza dei tantissimi migranti che lasciano i loro paesi distrutti dalle guerre alla ricerca di una vita migliore. La Caritas Diocesana, infatti è attivamente impegnata su questo fronte collaborando con la Prefettura di Salerno al fine di riuscire a trovare sistemazioni adeguate per gli immigrati ed in particolare per i sempre più numerosi minori non accompagnati che giungono in Italia. Il Vallo di Diano, anche in occasione dell’ultimo sbarco avvenuto lunedì al porto di Salerno, era presente per dare disponibilità di accoglienza e già nella stessa serata 25 giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni, provenienti da Eritrea, Gambia, Bangladesh, Nigeria, Senegal e Mali, sono stati accolti nei centri allestiti a Padula e a Montesano e, per loro, sono già state predisposte lezioni per l’apprendimento della lingua italiana. Si ripropone, quindi, la sfida per la Caritas diocesana di Teggiano Policastro avviata già nel 2011 quando, in piena emergenza Nord Africa, i volontari furono impegnati nell’accoglienza e nell’inserimento in contesti socio-lavorativi di 25 minori. Lo scorso lunedì gli operatori della Caritas erano presenti alle operazioni di sbarco contribuendo all’accoglienza e allo stesso tempo aiutando la Questura di Salerno nelle operazioni di traduzione e di successivo accompagnamento dei migranti nei centri di accoglienza di altre regioni italiane. Dal dicembre scorso, periodo di inizio dell’operazione Mare Nostrum, la Caritas di Teggiano-Policastro ha già partecipato a 6 operazioni di sbarco tra i porti di Salerno e Napoli, accogliendo peraltro anche migranti provenienti dagli sbarchi avvenuti a Brindisi, Taranto, Crotone e Reggio Calabria. « In un momento di emergenza come questo- dice Don Vincenzo Federico Direttore della Caritas diocesana di Teggiano-Policastro- non si può rimanere fermi ad assistere all’esodo di migliaia di persone che scappano via da guerre, persecuzioni, miseria e che arrivano qui spesso con i segni del lutto per aver perso mogli,mariti, fratelli, figli e amici. Occorre accantonare sterili polemiche – conclude Don Vincenzo Federico – avere ben presenti tutte le difficoltà che pure esistono nel tenere i piedi la macchina dell’accoglienza ma non anteporle all’impegno umano e cristiano davanti a cui questa drammatica e complessa vicenda ci pone.»