Emergenza cinghiali, 11 sindaci in campo a sostegno degli agricoltori

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“Basta cinghiali: o noi o loro” è il grido con cui i sindaci di 11 comuni dell’alto Cilento e degli Alburni si uniscono per sostenere le istanze di tanti cittadini esasperati dalla massiccia presenza di ungulati che danneggiano pesantemente le coltivazioni, riducendone quindi la produzione, e prendono possesso, in molti casi, anche delle città e delle abitazioni, incuranti della presenza dell’uomo. Una situazione a cui i sindaci dei comuni dell’entroterra dell’area protetta del Parco, vogliono far fronte attraverso una denuncia di tutte le criticità e i pericoli che si stanno riscontrando nei territori interessati a causa proprio della massiccia presenza di cinghiali.

Martedì prossimo 19 settembre alle ore 19,00, presso il centro sociale Serraino Fioravante di Aquara, il primo cittadino Antonio Marino accoglierà i sindaci dei comuni di Campora, Capaccio, Castelcivita, Castel San Lorenzo, Controne, Felitto, Ottati, Piaggine, Postiglione e Roccadaspide, per raccogliere insieme, in un unico documento, tutte le problematiche riscontrate dai cittadini delle diverse comunità. Un incontro confronto fortemente voluto dal sindaco di Aquara Marino che invita tutti ad aderire all’iniziativa al fine di dare forza ad una protesta che riguarda tutti i comuni dell’area Parco e non soltanto le aree montane “Lancio un forte appello a tutti i sindaci per la loro partecipazione che rappresenta l’unico modo per far capire che non è la solita passerella”.

Il primo cittadini del comune ospitante l’evento infatti, evidenza le tante criticità che si riscontrano nei territorio interessati dalla massiccia presenza di cinghiali. Criticità che vanno in netto contrasto, per Antonio Marino, con l’intenzione di contrastare lo spopolamento dei piccoli centri. “La cosa più grave – dice il sindaco di Aquara – è che, chi governa, non ha chiesto il nostro parere prima di immettere i cinghiali nel nostro territorio. Ora volgiamo sapere chi ha deciso per noi procurandoci il grave danno”. Secondo i dati emersi, infatti, pare che a causa della massiccia presenza di ungulati che, sempre più spesso devastano le coltivazioni alla ricerca di cibo, la produzione di alcune specialità tipiche del settore agricolo locale come ad esempio i fagioli di Controne oppure le patate di montagna di Castelcivita, ma in generale tutte le coltivazioni agricole, subiscono danni tali da ridurre drasticamente il quantitativo di prodotto ottenuto con un grave danno economico per i produttori.

Danni che si aggravano se si pensa alle spese sostenute per la creazione di recinzioni che, non sempre riescono ad impedire ai cinghiali di danneggiare i campi. Viste dunque le tante difficoltà che stanno vivendo gli agricoltori, anche Rosario Liguori, presidente della Coldiretti Vallo della Lucania, lancia un appello rivolgendosi in particolare alle istituzioni affinché le aziende agricole non vengano lasciate sole ad affrontare l’emergenza cinghiali.

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