EDITORIALE- Accorpamento dei Tribunali di Lagonegro e Sala, ecco chi lo ha voluto

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Oggi cittadini, avvocati ed istituzioni del Vallo di Diano piangono la morte del Tribunale di Sala Consilina, esecuzione pubblica decisa dallo Stato Italiano con l’approvazione della legge n.148 del 14 settembre 2011 relativa al riordino della Geografia Giudiziaria. L’esecuzione del Foro di Giustizia valdianese si è consumata nella giornata del 13 Settembre 2013, ed ormai è storia. A nulla sono serviti ricorsi e proteste, nemmeno quelle più esagitate delle ultime settimane. Nulla ha potuto impedire l’unico caso compenetrato dalla riforma che accorpa due tribunali di diverse regioni (Campania e Basilicata) e allo stesso tempo chiude un tribunale più grande per accorparlo ad uno più piccolo. Ed allora a questo punto è naturale chiedersi come si sia potuto arrivare a tanto, e da dove parte l’idea dell’accorpamento dei Tribunali di Lagonegro e Sala Consilina. Lo spiega il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lagonegro, Rosa Marino, che su “Il Quotidiano della Basilicata” di sabato scorso evidenzia come quella dell’accorpamento degli Uffici Giudiziari di Sala e Lagonegro sia stata una “felice intuizione dell’Avvocatura” che, una volta entrata in vigore la Legge Delega di riscrittura complessiva delle geografia giudiziaria del Paese, ha intrapreso “un percorso lungo e difficoltoso” che ha previsto in un primo momento la stipula di un Protocollo d’Intesa con l’Ordine degli Avvocati di Sala Consilina, proseguito in una serie di iniziative istituzionali, per concludersi nell’unificazione dei due Uffici Giudiziari. “Il che – aggiunge Marino – grazie ad un sapiente gioco di squadra, ha salvato dalla scomparsa il Foro di Lagonegro”. Hanno ben ragione di esultare a Lagonegro, visto il foro lagonegrese, partito nelle ultime file nella corsa alla salvezza, sembrava senza speranza e destinato alla chiusura, ma alla fine è stato capace di recuperare tutti gli handicap e tagliare il traguardo per primo grazie al salvagente lanciato dall’avvocatura di Sala Consilina. La stampa lucana non ha dubbi: “La mossa vincente è stato l’asse Lagonegro-Sala Consilina” titolava a caratteri cubitali l’Eco di Basilicata, Calabria e Campania, che già a Settembre 2012 dedicava uno speciale alla vicenda della salvezza del foro lucano. Il riferimento è tutto all’incontro svoltosi il 27 dicembre del 2011 tra una rappresentanza dell’ordine degli avvocati lagonegrese ed una dei colleghi dell’ordine di Sala Consilina, dalla quale è scaturito un documento comune inviato al Ministro della Giustizia e alla commissione per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Il documento, firmato dai presidente dell’Ordine degli Avvocati di Sala Consilina Michele Marcone e dalla collega del foro di Lagonegro Rosa Marino, propone per la prima volta l’idea dell’accorpamento dei Tribunali di Lagonegro e Sala Consilina, con la scelta dell’ubicazione della sede che viene demandata allo stesso ministero e alla commissione competente. Una mossa strategica rivelatasi vincente per Lagonegro e suicida per Sala Consilina, che ha consentito al Foro Lucano di essere individuato come terzo tribunale della corte d’appello di Basilicata, rientrando in pieno nei parametri richiesti, in questa nuova conformazione, sia per organico di magistrati, sia per estensione territoriale, sia per le sopravvenienze. E’ è molto probabile che il capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria Luigi Birritteri non ci avrebbe mai pensato ad accorpare i Tribunali di Lagonegro e Sala Consilina, senza l’iniziativa e la proposta congiunta datata 27 Dicembre 2011, tra l’altro avallata da una delibera di Giunta del Comune di Sala Consilina del 6 Febbraio 2012 inviata anch’essa al Ministero della Giustizia ed alla Commissione per la Revisione delle Circoscrizioni Giudiziarie. Sostanzialmente, escludendo l’ipotesi dell’eutanasia, l’dea di accorpare i Tribunali di Sala Consilina e Lagonegro -dal punto di vista dell’avvocatura di Sala Consilina- e di lasciare la decisione della sede al Ministero della Giustizia, si basava su due presupposti: il primo era l’ingenua convinzione che a sopravvivere sarebbe stata Sala Consilina, tribunale più grande con una struttura già adeguata. Si è visto com’è andata a finire, i politici lucani hanno ingoiato quelli salernitani in un sol boccone. Il secondo presupposto era quello del “male minore”, e cioè l’avvocatura salese dando per scontato che in un modo o nell’altro il tribunale di Sala Consilina alla fine sarebbe stato soppresso, si assicurava di evitare almeno scomodi viaggi a Vallo della Lucania o a Salerno, preferendo la più vicina Lagonegro. Anche in questo caso è discutibile pensare di poter salvare un condannato a morte pensando a garantire ai familiari meno disagi possibili dopo l’esecuzione. Va anche sottolineato che l’accordo stipulato a Lagonegro dai rappresentanti dell’avvocatura di Sala Consilina non fu preventivamente discusso nè avallato dall’assemblea degli iscritti all’Ordine degli avvocati salesi. Almeno secondo l’avvocato Angelo Paladino, che all’epoca più volte intervenne molto polemicamente sulla questione, sostenendo che addirittura e alcuni membri dello stesso Consiglio dell’Ordine ne erano all’oscuro. Anche in seguito al 27 Dicembre, dopo la firma congiunta per l’accorpamento tra i Tribunali di Lagonegro e Sala Consilina -conferma Paladino- non fu convocata nessuna assemblea dell’Ordine degli avvocati dove poter discutere degli accordi presi con Lagonegro. Insomma un grande pasticcio che spiega anche come mai nelle ultime settimane davanti al Foro di Giustizia del Vallo di Diano, nel corso del presidio di protesta contro l’accorpamento di Sala con Lagonegro, si sia notata l’assenza del Presidente Marcone e di diversi altri membri del consiglio dell’ordine forense di Sala Consilina: in fondo l’accorpamento tra due fori di due regioni diverse è nato in conseguenza di una loro precisa richiesta. Allo stesso modo risulta anche più comprensibile la posizione del Ministero della Giustizie e del tanto criticato Birritteri sulla questione: in fondo con l’accorpamento non hanno fatto altro che “acconsentire” ad una precisa richiesta pervenuta anche da Sala Consilina. Con il senno di poi è facile evidenziare che se accordo doveva esserci, nell’interesse del Vallo di Diano, il documento doveva riportare a chiare lettere “Sede dell’accorpamento a Sala Consilina”. Certo oggi che il Tribunale di Sala Consilina è desolatamente chiuso,oggi che l’esecuzione pubblica è stata compiuta, ci si domanda se le sua difesa sia stata la migliore possibile o se abbia aggravato la sua già precaria posizione. E fa davvero un certo effetto guardare le foto scattate quel fatidico 27 dicembre, che ritraggono sorridenti e soddisfatti dopo la firma del documento i rappresentati degli ordini forensi di Lagonegro e Sala Consilina. Per la cronaca, in quel momento storico che ha decretato la salvezza del Tribunale di Lagonegro e l’accorpamento di quello di Sala Consilina, oltre ai presidenti Marcone e Marino, c’erano –da quanto riportato dall’Eco di Basilicata- gli avvocati Carlo Bonifacio, Gherardo Cappelli, Luigi Papaleo, Felice Leonasi, Daniele Stoppelli, Antonio Rienzo, Giovanni Leonasi, Giuseppe Sabella e Gennaro Lavitola.
Antonio Sica

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