{vimeo}213327955{/vimeo}
Nel 2016, le famiglie hanno aumentato la spesa per consumi (+1,3%) in misura inferiore rispetto alla crescita del reddito disponibile (+1,6%); di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie sale all’ 8,6% (+0,2 punti percentuali). Lo rileva l’Istat. Il potere di acquisto delle famiglie registra nel 2016 lo stesso tasso di crescita del reddito nominale (+1,6%) in quanto il deflatore dei consumi privati risulta invariato. Il tasso di profitto delle società non finanziarie nel 2016 sale al 42% (+0,9 punti percentuali sul 2015) e il tasso di investimento cresce al 19,7% (+0,2 punti percentuali). Le società finanziarie registrano una consistente contrazione nominale del valore aggiunto ai prezzi base (-6,4%). Nel 2016 il prelievo fiscale dovuto alle imposte sulla produzione e a quelle correnti e in conto capitale ha inciso sul reddito disponibile delle famiglie per il 16,6%, su quello delle società non finanziarie per il 23,3% e su quello delle società finanziarie per il 20,4%. L’ incidenza delle imposte sul reddito disponibile è diminuita per le società finanziarie e non finanziarie, mentre è lievemente aumentata per le famiglie. Le società non finanziarie registrano un miglioramento dell’accreditamento di 21,3 miliardi di euro rispetto all’ anno precedente, mentre per le famiglie risulta un peggioramento di 4 miliardi. L’ indebitamento delle Amministrazioni pubbliche si riduce di 3,4 miliardi di euro, con un saldo che risulta pari a -40,8 miliardi di euro. “Il fatto che la spesa per consumi sia salita in misura inferiore rispetto al reddito disponibile, dimostra che anche le famiglie che riescono ad arrivare a fine mese sono restie a mettere mano al portafoglio, non avendo fiducia nel futuro. L’ incertezza per la propria condizione economica ed il rischio di manovre correttive non facilita la ripresa, riducendo la propensione al consumo” afferma il direttore della BCC di Buonabitacolo, Angelo De Luca. “Quanto al rialzo del potere d’ acquisto, è merito solo della deflazione, che non si registrava dal 1959. La cosa più grave, comunque, è che la situazione peggiora invece di migliorare: la spesa per consumi finali, infatti, scende dal +1,5% del 2015 al + 1,3% del 2016” ha aggiunto De Luca . Secondo il direttore De Luca è questo il tema di primo interesse che il governo Gentiloni dovrebbe affrontare al più presto. “Urgono misure urgenti di sostegno alla crecita dei consumi. Inutile dire che se gli italiani hanno più denaro a disposizione e contestualmente aumenta la fiducia nel futuro si è maggiormente propensi a spendere.” ha concluso De Luca.