La pubblicazione della relazione conclusiva da parte del coordinatore del Dibattito Pubblico Ing. Gennaro Mosca, per la realizzazione delle due dighe di Casalbuono e Montesano, è ora oggetto di analisi da parte del presidente del Consorzio di Bonifica Vallo di Diano Tanangro Beniamino Curcio, ente che ha fortemente voluto l’opera e continuando, nonostante le criticità emerse in questa fase di dibattito ma anche di analisi del progetto, a mantenere la certezza della necessità di una tale infrastruttura al fine di far fronte alle emergenze climatiche ormai acclarate. In una lunga nota, il presidente Curcio si dice comunque soddisfatto dell’esito del Dibattito Pubblico che, peraltro, è stato oggetto di attenzione anche a livello nazionale essendo stato il primo dedicato alla discussione sulla realizzazione di dighe. In particolare ha apprezzato la grande partecipazione che si è registrata non solo da parte di enti comunali e sovracomunali, ma anche di associazioni, comitati e cittadini che hanno dunque manifestato il loro interesse all’opera.
Curcio manifesta la sua soddisfazione non solo per l’organizzazione del Dibattito che ha consentito un’ampia partecipazione ma anche e soprattutto per gli spunti che ne sono emersi e che spingono ad una maggiore riflessione sull’opera. “Riguardo agli scenari progettuali, – spiega il Presidente dell’ente consortile – la situazione appare più complessa. Partiti per fare una diga a Casalbuono, ci troviamo oggi a discutere su diverse alternative progettuali perché l’Idea originaria al netto delle preoccupazioni o controindicazioni, di fatto accusa criticità insormontabili per la presenza di una faglia e al carsismo dell’area individuata come bacino di accumulo delle acque”. Considerato dunque l’esito degli studi geologici, gli ingegneri del Consrzio hanno lavorato ad altre ipotesi progettuali illustrate nel corso del dibattito optando dunque per due dighe: una più piccola a Casalbuono ed una invece più grande a Montesano. Anche in questo caso, però, la soluzione potrebbe non essere quella definitiva anche perché oltre ad avere un costo maggiore rispetto ai fondi messi a disposizione dal Ministero delle Politiche Agricole, ma anche perché va tenuto conto di altre variabili come evidenziato nel corso di un incontro che l’ente consortile ha avuto con i referenti della Direzione Dighe del Ministero delle Infrastrutture che si è dimostrato molto collaborativo ma altresì chiedendo di non perdere di vista tre aspetti ossia: approfondire la faglia capace e comunque tenersi lontani da essa; assicurarsi che l’area scelta come invaso sia a tenuta; valutare l’aspetto legato ad una gestione sostenibile finanziariamente per evitare i problemi registratisi già con le altre dighe.
“Stiamo interloquendo – spiega ancora Beniamino Curcio – con il Ministero e con la Regione Campania per condividere scelte progettuali e reperire altri fondi per la progettazione, in quanto non si può partire alla cieca nella progettazione. I problemi di natura geologica che sono emersi – spiega il presidente del Consorzio – ci impongono di optare per un’alternativa progettuale che sia fattibile sul piano tecnico e dell’inserimento ambientale oltre che compatibile con la disponibilità finanziaria, al momento ferma ai 2 milioni di euro. Restiamo in ogni caso convinti dell’iniziativa progettuale, – continua motivato Curcio – soprattutto oggi che la siccità sta piegando interi territori. Le riserve d’acqua sono fondamentali, sia per fini potabili che per evitare che le aziende agricole vengano messe in ginocchio da lunghi periodi siccitosi. Siamo in forte ritardo – lamenta Curcio – e questo anche per colpa dell’immobilismo della politica, molto spesso ostaggio di tendenze ambientalistiche ideologiche e costantemente ostaggio di una burocrazia soffocante che non permette di spendere fondi per opere strategiche e importanti”.