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Due su tre quesiti sono stati accolti dalla Corte Costituzionale che li ha dichiarati ammissibili. Questo è quanto sancito nella gioranta di ieri a Roma che porterà gli italiani a votare tra il 15 aprile e il 15 giugno ad un nuovo referendum. Un vittoria a pezzi per la CGIL che aveva sottoposto all’attenzione della Consulta i tre quesiti lo scorso luglio dopo aver raccolto oltre 3 milioni di firme. Si voterà per l’abolizione dei voucher e sulla responsabilità solidale delle imprese in materia di appalti, ma non si voterà per l’abrogazione del jobs act e il ripristino dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa . Si voterà per l’abolizione dei voucher, i buoni per il lavoro accessorio ampliati dal jobs act, il cui utilizzo, secondo i dati Inps, è lievitato in maniera esponenziale soprattutto nel 2015 ma che, nel 2016, ha toccato quota 121,5 milioni di assegni venduti. Gli elettori saranno chiamati anche a pronunciarsi sul ripristino della piena responsabilità solidale tra appaltatore e appaltante nei confronti dei lavoratori. L’abrogazione riguarda la cosiddetta legge Biagi del 2003 che, secondo il sindacato, priverebbe delle tutele i lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione. Intanto sui voucher il governo prova ad accelerare il percorso di revisione con alcune modifiche con l’abbassamgento del tetto per l’utilizzo dei buoni e i tempi entro i quali vanno utilizzati una volta comprati e i casi nei quali non si possono usare. La CGIL, dopo il ko sul Jobs Act e il ripristino dell’articolo 18, ha annunciato il ricorso alla Corte di Strasburgo.