Altri Comuni hanno recentemente deliberato sul progetto relativo al Comune Vallo di Diano. La proposta incassa il sì del Comune di Padula e il parere contrario del Comune di Sant’Arsenio.
I 15 Enti valdianesi sono stati chiamati a convocare i consigli comunali per pronunciarsi sulla proposta di legge che dovrebbe portare alla fusione di tutti i 15 comuni del Vallo di Diano. Le delibere sono necessarie per poter decidere sul prosieguo dell’iter. E recentemente si sono espressi altri due comuni:
A Padula, durante il consiglio comunale dello scorso 6 luglio, dalla maggioranza sono state spiegate le ragioni e l’utilità dell’iniziativa che può costituire un potenziale argine ai fenomeni di declino demografico, sociale ed economico che, ormai da decenni, interessano l’area di riferimento. una posizione – hanno spiegato – in linea con analoga deliberazione favorevole di Consiglio comunale, la n. 30 del 23.10.2014, dell’allora Amministrazione Imparato. Ma il Cons. Imparato – si legge nella delibera – ha detto di non ricordare la deliberazione richiamata e che, comunque, negli anni l’orientamento di quella amministrazione si è consolidato su posizioni contrarie preannunciando il proprio voto contrario all’iniziativa, in quanto produttiva di un effetto di “quartierizzazione” dei centri meno importanti e di perdita di identità delle realtà locali attualmente esistenti.
A Sant’Arsenio hanno deliberato lo scorso 9 luglio. Tante le questioni sollevate per spiegare il loro no partendo da una realtà territoriale profondamente mutata rispetto all’epoca della originaria proposta. Sarebbe forse più giusto che il Consiglio Regionale – si legge nella delibera – prima di avviarsi sul percorso referendario, peraltro di dubbio legittimità vista l’assenza del quorum e quindi l’opportunità di attendere la conclusione di un iter legislativo di possibile modifica, si fosse interrogato se sia il caso o meno di riferirsi ad una legge che risale al 1974. Nel frattempo è cambiato il mondo: la conformazione ed il funzionamento degli Enti locali sono totalmente diversi, da allora si sono succedute tantissime normative a livello statale e regionale, i meccanismi di intervento e di aggregazione seguono altre strade. E poi tanti interrogativi: con il Comune unico si va o no verso la soppressione della Comunità Montana? E che fine farà la strategia delle aree interne? E tutti i benefici ed i contributi per i piccoli Comuni e per le zone depresse? E sui vari bandi di finanziamento, compreso il PNRR dove e come andranno allocate le risorse tra i 15 comuni componenti? Andrebbero quindi acquisiti ulteriori elementi di valutazione- dicono da Sant’Arsenio – inquadrando l’argomento nel più ampio contenitore delle autonomie locali attendendo le determinazioni del Governo e del Parlamento che stanno discutendo della riforma complessiva e radicale del settore, ponendo mano, dopo oltre venti anni, alla revisione del Testo Unico in materia, il Decreto legislativo n. 267/2000. E infine viene sottolineato il profondo clima di divisione dei Comuni del Vallo, dovuto anche alla mancanza di una leadership politica autorevole e riconosciuto, ed in tale clima i comuni più piccoli corrono il rischio di essere schiacciati da quelli più grandi.