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“Lo diciamo da troppo tempo. Nessun provvedimento, nessuna nuova iniziativa. Ora facciamo i conti con i numeri, ancora una volta. Impietosi; preoccupanti. Drammatici”. Questo il commento del direttore generale della BCC di Buonabitacolo, Angelo De Luca, dopo aver preso visione dell’ultima indagine Confcommercio sulla “Demografia d’Impresa nei centri storici italiani” effettuata prendendo in esame 40 comuni di medie dimensioni, capoluoghi di provincia tra cui Salerno. In otto anni a Salerno ben 393 attività hanno abbassato le saracinesche. E’ il dato che emerge dalla Confcommercio Nazionale sull’evoluzione del commercio nella città dal 2008 ad oggi. A livello geografico emerge dai dati la crescita al Sud delle attività legate al turismo (bar, ristoranti e alberghi) ma soprattutto un vero e proprio boom del commercio ambulante che dal 2008 ad oggi ha registrato in quest’area un incremento del numero di attività pari all’85,6% (a Palermo sono quasi quadruplicate, a Lecce e Foggia raddoppiate, a Catania sono cresciute del 50%). Tra le determinanti della desertificazione commerciale dei centri storici, oltre alle dinamiche demografiche (come l’età media della popolazione e la densità abitativa) e al calo dei consumi, il fenomeno può essere ricondotto prevalentemente ai canoni di affitto del centro più elevati rispetto a quelli delle periferie. Per quanto riguarda Salerno i numeri parlano chiaro è sono in negativo. “La costante desertificazione della piccola impresa commerciale – ha aggiunto De Luca – così come denunciamo da troppo tempo, ha raggiunto livelli insostenibili. Non è più solo il piccolo commercio in difficoltà. A soffrire, ora sono anche i Centri Commerciali artificiali ed i sistemi della Grande Distribuzione. E’ il caso dell’annunciata chiusura di Carrefour a Pontecagnano, ad esempio. I comuni muoiono – dichiara De Luca – la gente va via. nessun segnale concreto di cambiamento si avverte dalle politiche di defiscalizzazione ed incentivo al commercio. Siamo sull’orlo del fallimento e facciamo pure finta di non vedere” I dati di Confcommercio mostrano come a pagare il prezzo più alto sono i centri storici dei piccoli Comuni dove si registra una riduzione di tutte le tipologie distributive, soprattutto libri, giocattoli e abbigliamento. Centri storici dove spariscono persino i benzinai (-27% lo scorso anno). “E’ un destino segnato il nostro – ha concluso il direttore Angelo De Luca – la sola speranza è che si faccia presto. Ora, non domani. Domani sarà già tardi”