Città Vallo, 30 anni fa progetto utopistico, oggi esigenza anche per gli Alburni

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L’idea per i piccoli comuni di aggregarsi in unione inizia ad essere recepita come una vera e propria necessità. I continui provvedimenti varati dai governi che vanno a penalizzare sempre più le piccole comunità, impoverendo di servizi essenziali i centri che risultano delocalizzati dalle grandi realtà, senza concedere opportunità di sviluppo per le arre interne, porta al prevalere di un senso di abbandono. Viene da chiedersi oggi cosa ne sarebbe stato del Vallo di Diano se, quel progetto ideato dall’illustre Paolo Portoghesi oltre 30 anni fa e dettagliatamente pubblicato nel 1981, su richiesta di Gerardo Ritorto ed Enrico Quaranta e a cui partecipò attivamente alla stesura anche l’architetto di Sassano Ottavio Di Brizzi, avesse trovato applicazione e seguito anche dopo la morte di chi era stato il promotore. Un progetto che, anche se in fase iniziale non aveva l’ambizione di unire urbanisticamente i 19 comuni del Vallo di Diano ma, semplicemente di vederli insieme amministrativamente, oggi avrebbe sicuramente permesso di ottenere maggiore attenzione, anche perché è facile ipotizzare che, dopo 30 anni dalla realizzazione, quel senso di unità e lotta comune per interessi comuni sarebbe già consolidata e il termine “campanilismo” non avrebbe trovato probabilmente terreno fertile almeno in quella città. Certo sono solo ipotesi, dato che la Città Vallo non c’è ed è rimasto un pensiero puramente utopistico. Sta di fatto che ad oggi la necessità di aggregazione tra i comuni sta diventando un’esigenza più che un’idea. La soppressione del Tribunale, il continuo depotenziamento della sanità valdianese  a cui oggi si aggiunge  lo sgretolarsi delle arterie stradali, portano ad intensificare gli appelli all’unità tra i comuni. A dimostrazione della validità del progetto di Paolo Portoghesi, arriva anche la volontà dei comuni degli Alburni di realizzare una fusione tra i piccoli centri limitrofi che possa permettere di ottenere maggior peso politico e far sentire la propria voce nei confronti con gli enti sovra comunali che, ad oggi, sembra non siano in grado di recepire le necessità dei singoli piccoli comuni.
 

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