Sull’atavica questione della presenza di cinghiali che devastano coltivazioni e provocano incidenti stradali, il Codacons Cilento torna ad accendere i riflettori rivolgendosi all’ente Parco Nazionale Cilento Vallo di Diano e Alburni ritenuto, a parere dell’associazione, colpevole di scarsa attenzione e indennizzi inadeguati per quanti investono nel settore agricolo e dell’allevamento ma poi, sono costretti a fare i conti con la distruzione delle piantagioni e l’uccisione di animali da allevamento da parte di cinghiali e lupi. A
i rilievi del Codacons Cilento, risponde l’ente guidato da Giuseppe Coccorullo.
La massiccia presenza di ungulati, in particolare, è un problema ben noto ormai da anni, con cinghiali avvistati anche nei centri abitati mettendo a rischio l’incolumità dei cittadini e provocando ingenti danni economici agli operatori dei settori colpiti. Un allarme dunque non nuovo per l’area protetta del Parco ed aree contigue. Bartolomeo Lanzara, presidente dell’associazione dei consumatori del Cilento, in particolare parla degli indennizzi riconosciuti dall’ente ritenendoli inadeguati rispetto al danno subito.
Non tarda ad arrivare la risposta del Parco precisando innanzitutto come, il sovrapopolamento dei cinghiali è una emergenza nota da diversi anni e che interessa tutto il territorio nazionale. Premesso ciò dal Parco ricordano quali sono le azioni messe in campo per arginare la problematica nei limiti concessi dalle normative vigenti ed in primis l’attivazione del piano per la riduzione della popolazione degli ungulati al fine di ricomporre gli equilibri naturali. A tal proposito sono stati abilitati e formati ulteriori 300 selecontrollori in aggiunta ai 230 già abilitati che hanno così portato all’abbattimento di oltre 8 mila 600 capi. Inoltre il consiglio direttivo dell’ente ha anche stanziato contributi per 600 mila euro per l’istallazione di recinzioni elettrificate per la protezione delle coltivazioni.
“Ciò – dichiarano dall’ente presieduto da Giuseppe Coccorullo – a dimostrazione che l’attenzione sull’emergenza è stata sempre massima”. Nella nota viene inoltre ricordato come siano stati attivati quattro centri di raccolta dei capi abbattuti, per la filiera di commercializzazione della carne di cinghiale tra centri raccolta e centro di lavorazione della carne. Entrando nel nel merito della questione indennizzi sollevata dal Codacons Cilento dichiarano: “Sulla liquidazione di “indennizzi irrisori”, – si legge – occorre precisare che l’Ente Parco è tenuto ad indennizzare esclusivamente i danni provocati dalla fauna selvatica al patrimonio agricolo e zootecnico, l’indennizzo viene determinato sulla base dei prezzi all’origine ISMEA, a cui l’Ente è obbligato per direttive ministeriali. Si ribadisce, poi, – continuano – che il Parco non ha alcuna competenza sulla presenza di cinghiali nei centri abitati che, invece, rientra tra le competenze delle Regioni come specificato nella legge 197 del 2022”.
In merito alla questione interviene poi il presidente Giuseppe Coccorullo che assicura: “Il Parco non abbasserà la guardia di fronte all’emergenza, lo dimostrano le tante azioni intraprese, le risorse economiche impegnate e gli indennizzi liquidati. Purtroppo, – spiega ancora il presidente – l’azione di selecontrollo ha subìto un rallentamento a causa delle restrizioni impartite dal Commissario governativo per la Peste Suina Africana, che sembra in via di soluzione nel giro di pochi mesi con il raggiungimento completo dell’obiettivo di depopolamento dei cinghiali, previsto dal Piano approvato Commissario”.