Caselle in Pittari, terza campagna di scavo nel sito archeologico

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Si è conclusa con successo la terza campagna di scavo nel sito archeologico di Caselle in Pittari, individuato in loc. Laurelli agli inizi degli anni ’90 dall’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno. La campagna è stata condotta da un’équipe dell’Università degli Studi di Salerno, coordinata da Antonia Serritella, in sinergia con i funzionari Anna Di Santo e Maria Tommasa Granese della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino.

Le ricerche archeologiche, supportate da indagini geofisiche effettuate da Enzo Lapenna e Enzo Rizzo del CNR di Tito Scalo, hanno avuto l’obiettivo di approfondire le conoscenze dell’insediamento antico, che si estende su un ampio pianoro, delimitato da due corsi d’acqua. Nel complesso sono state evidenziate cinque abitazioni di grandi dimensioni, fra i quattrocento e i settecento metri quadri, e una piccola struttura. Gli edifici, inseriti in un tessuto viario regolare, sono in ottimo stato di conservazione, organizzate intorno a un cortile scoperto. È possibile affermare che il sito sia sorto nel IV sec. a.C. e abbandonato intorno alla fine del secolo successivo, probabilmente in relazione al nuovo assetto territoriale della valle del Bussento in età romana e alla fondazione sulla costa della colonia di Buxentum.

Allo scavo hanno partecipato anche gli studenti della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, della Magistrale in Archeologia e Culture Antiche e del Triennio in Beni Culturali dell’Università degli Sudi di Salerno. Un grande sostegno alla Missione Archeologica è stato offerto dall’Amministrazione Comunale, rappresentata dal sindaco Giampiero Nuzzo, e dall’intera comunità locale.

Il dato più significativo – ha dichiarato Antonia Serritella, Direttore della Missione – è  senz’altro costituito dall’alto numero di frammenti ceramici che recano iscrizioni, relative a numerali e antroponimi resi in greco e in osco, lingua quest’ultima parlata dai Lucani. Tale dato, oltre a informarci sulla diffusa alfabetizzazione degli abitanti di questo centro antico, ci restituisce l’immagine di una comunità mista”.

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