Casalbuono. È lotta alla ludopatia, slot spente dalle 23 alle 15

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Stretta sulle slot machine anche a Casalbuono. Che ha deciso di condividere l’azione amministrativa comune promossa dalla Comunità Montana contro la Ludopatia. Lo scorso 18 giugno il Consiglio generale dell’Ente ha proposto a tutti Comuni del comprensorio di emettere un’ordinanza che preveda un unico orario per l’accendimento ed il funzionamento delle slot-machine nonché il potenziamento di una campagna di sensibilizzazione.

Il Consiglio comunale, riunitosi nei giorni scorsi ha quindi delegato il sindaco Carmine Adinolfi all’adozione dell’ordinanza. E così anche a Casalbuono le slot possono essere usate solo dalle ore 15 alle ore 23.

Sono troppi gli interessi che ruotano intorno al gioco d’azzardo ed è sempre acceso il dibattito sulle misure più o meno restrittive da adottare per far fronte a quello che è diventato ormai un serio problema di salute pubblica.L’incapacità di resistere all’impulso di giocare colpisce indistintamente tutte le fasce sociali e troppo spesso porta alla rottura dei legami familiari e sociali ed alla compromissione della posizione lavorativa e, nei casi più estremi, a gravi a commettere crimini e alimentare il fenomeno dell’usura. Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili nel 2017 nel Vallo di Diano sono stati spesi tra scommesse, slot machine e lotto, circa 80 milioni di euro

Qui un problema reale di cui si è molto parlato ma poi di atti concreti ce ne sono stati pochi. Solo il Comune di Montesano sulla Marcellana di propria iniziativa con un’apposita ordinanza aveva provveduto a disciplinare gli orari. E anche i Comuni di Sala Consilina e Padula con un regolamento dedicato avevano cercato di arginare il fenomeno. Era necessaria un’azione condivisa tra tutti gli Enti. Perché va da sé che sono inutili, ad esempio, le regole imposte a Montesano se l’accanito giocatore di turno può tranquillamente trovare una zona “franca” qualche km più in là.

Per la legge spetta al sindaco adottare i provvedimenti idonei a contrastare fenomeni di patologia sociale. E in tale direzione va la proposta della Comunità Montana. A fare da apripista era stato proprio il presidente, Raffaele Accetta, che nel suo Comune a Monte San Giacomo ha emesso l’ordinanza già dallo scorso agosto.

Rosa ROMANO

 

 

 

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