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Un paese in cui lo Stato nega i libri di scuola può definirsi civile? La scuola inizia a settembre e lo Stato, in Italia, aspetta fino al secondo quadrimestre per erogare le somme destinate alle famiglie disagiate per l’acquisto dei libri. Secondo SaveTheChildren in Italia soltanto in 3 regioni su 20 i buoni libro arrivano a inizio anno. Buoni con ritardi pluriennali invece in Campania, Sicilia, Piemonte e Molise. Si fa tanto parlare di diritto allo studio, riforme della scuola, lotta alla dispersione scolastica però lo stato confusionale in cui versa il sistema burocratico italiano non tutela affatto quelle famiglie per cui, in un momento di profonda crisi economica, è diventato un lusso poter acquistare i libri per far studiare i propri figli a scuola. La stessa che la Costituzione garantisce come obbligatoria e gratuita. Il bonus libro è concesso in base al reddito familiare calcolato con l’ISEE su soglie che variano da regione a regione. Solo 4 regioni mandano i fondi direttamente agli istituti mentre in altre, tra cui la Campania, la Regione è coinvolta nella gestione e nella raccolta delle istanze. Noi non viviamo in una di quelle ricche e ben organizzate quindi non riesce a anticipare ai Comuni le risorse che lo Stato ritarda a trasferire. L’iter burocratico da seguire perché i soldi dal centro arrivino alla periferia è kafkiano, basti pensare che a gennaio scorso la Regione Campania ha approvato il proprio bilancio in cui era inserito il capitolo di spesa relativo alla fornitura di libri per l’anno scolastico 2016/2017. Ha Comunicato al Miur la cifra messa a bilancio. Il Ministero soltanto a fine giugno ha decretato i fondi e ne ha stabilito la ripartizione tra le regioni ma tali soldi ancora però non erano spendibili, lo sarebbero stati solo dopo il controllo della correttezza delle cifre da parte dell’Unità Operativa Dirigenziale Istruzione. Terminata l’operazione ad ottobre, l’assessore regionale all’istruzione ha reso spendibili le somme ma non prima dell’approvazione in Giunta (che quest’anno è avvenuta a novembre). Sono trascorsi così 10 mesi, la Regione ha distribuito i fondi a tutti i comuni. Varia poi qui l’arrivo nelle casse di ciascun comune che comunque dovrà procedere al controllo delle domande pervenute prima di erogare i buoni. Così strutturato, ne viene fuori un sistema farraginoso in cui a farne le spese sono sempre gli indifesi. Al di là degli annunci ad effetto di queste ultime ore, il contributo libri, che dovrebbe essere espressione di quei criteri di uguaglianza delle opportunità che la nostra Costituzione tutela e garantisce, si rivela l’ennesima prova della incapacità che il nostro Paese ha di mettere in piedi un sistema di welfare che si occupi realmente di giustizia sociale per evitare che, come in questo caso, migliaia di famiglie siano mortificate dall’impossibilità di poter comprare i libri ai figli.