Badante Killer, l’omicidio del 96enne di Vibonati avrebbe spinto alla confessione Mario Eutizia

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È stata proprio la morte del 96enne di Vibonati Gerardo Chintemi a spingere Mario Eutizia a costituirsi per l’omicidio di 4 anziani di cui si prendeva cura nel ruolo di badante. Lo avrebbe affermato lo stesso indagato nel corso delle deposizioni spontanee rese davanti al GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere parlando anche di altri due omicidi avvenuti a Latina e dei quali pare non siano ancora state accertate le identità delle due vittime. Per tale ragione, gli atti sono stati trasferiti alla Procura di Latina per le indagini mentre il Badante Killer resta in carcere sia per timore di reiterazione del reato e sia perché, secondo quanto emerge, pare non abbia una casa per eventuali arresti domiciliari. Una vicenda su cui, nonostante la confessione da parte del presunto assassino, gli inquirenti vogliono vederci chiaro.

Secondo quanto dichiarato dall’uomo, infatti, pare che, nel marzo scorso, mentre si stava occupando dell’anziano di Vibonati, la sua sofferenza, così come avvenuto anche in altri casi, lo avrebbe spinto a commettere l’omicidio in quanto non riusciva a sopportare la sofferenza delle persone di cui si prendeva cura e, dunque, attraverso una somministrazione massiccia di farmaci, uccideva i suoi assistiti. L’omicidio del 96enne di Vibonati lo avrebbe sconvolto a tal punto da spingerlo ad autodenunciarsi e dunque a confessare l’omicidio di 4 persone di cui si sarebbe preso cura e avrebbe poi ucciso per porre fine alle loro sofferenze.

Delle 4 vittime, due sono noti i nomi con gli omicidi avvenuti recentemente ossia: Luigi Di Marzio di 88 anni di Casoria in provincia di Napoli la cui morte risale al dicembre 2023 e l’ultimo proprio Gerardo Chintemi di Vibonati che sarebbe stato ucciso nello scorso marzo 2024. Le altre due vittime invece, che pare siano entrambe di Latina, sarebbero state uccise circa 10 anni fa e le loro identità sarebbero ancora ignote. La morte del 96enne del Golfo di Policastro, avrebbe, il condizionale è d’obbligo, suscitato emozioni e sofferenze tali nel killer che lo avrebbero dunque spinto a costituirsi e a denunciare gli omicidi commessi, dichiarando che, l’atto, è stato determinato per la paura di trovarsi nelle condizioni di ripetere il terribile gesto e dunque per far si che potesse essere fermato, impedendogli di espletare ancora il suo lavoro di badante. Nel corso dell’ultimo interrogatorio il badante napoletano avrebbe anche spiegato come è stata uccisa l’ultima vittima di Vibonati dove, peraltro, secondo quanto dichiarato, dopo la morte del 96enne era rimasto per accudire la moglie della sua vittima. A distanza di diversi mesi è arrivata la confessione.

L’uomo, privo di dimora, oltre al regolare pagamento per la sua attività, si vedeva assicurare anche vitto e alloggio, consentendogli dunque di restare nell’abitazione dei suoi assistiti, offrendogli un posto dove vivere non avendo un proprio domicilio

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