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L’8 marzo è la festa dedicata alle donne. Nel 1975 si partì con l’istituzione da parte dell’ONU dell’anno internazionale delle donne. E’ una ricorrenza vista spesso come occasione di festa e divertimento e invece dovrebbe, da un lato, invitare a riflettere e dall’altro a fare passi in avanti per le donne e per il riconoscimento del ruolo nella società. Le ricorrenze e manifestazioni a favore del riconoscimento dei diritti alle donne si sono registrati già molti anni prima e in diversi paesi del mondo. Nel 1909 e precisamente il 28 febbraio, fu organizzata una manifestazione per riconoscere il diritto di voto anche alle donne. Manifestazioni simili e per motivazioni pressoché uguali, negli anni successivi si sono tenute nel resto del globo. Ogni volta le feste e le giornate erano prevalentemente legate al riconoscimento di diritti e, negli ultimi anni, sfortunatamente, la festa diventa anche occasione per ribadire il messaggio contro la violenza sulle donne. Eppure le donne sono sempre state in prima linea svolgendo ruoli fondamentali per la società. Basti pensare che era l’8 marzo del 1917 le donne a San Pietroburgo, per la loro ricorrenza, organizzarono una marcia per chiedere la fine della prima guerra mondiale. Nel 1975, le Nazioni Unite con l’istituzione dell’anno dedicato alla donna per il riconoscimento di pari diritti tra uomo e donna danno ufficialmente inizio alla festa con l’istituzione dell’8 marzo come giornata della Festa della Donna che avvenne due anni dopo. Sono trascorsi oltre 40 anni da allora ma sembra che nulla è cambiato: la festa della donna è diventata soltanto una giornata di divertimento mentre ben poca attenzione è riservata ai veri messaggi che dovrebbero essere lanciati e recepiti. Oltre a dover fare i conti con leggi che difatti evidenziano una mancanza di rispetto della parità di genere c’è da sottolineare il dilagare di episodi di donna vittima di violenza da parte dell’uomo e che, troppe volte, tale sfocia poi in omicidio. Una giornata che deve cercare di sensibilizzare le istituzioni ad interventi più decisi ma anche alle donne vittime di violenza a denunciare prima che sia troppo tardi.
Giuseppe Opromolla