“Stiamo seguendo la vicenda con ogni attenzione affinché si contenga la diffusione della Peste suina africana in quelle zone dove maggiore è la presenza di filiere legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto”. A dirlo il direttore di Coldiretti Salerno Enzo Tropiano
Coldiretti Salerno fa sapere che sono al lavoro squadre di caccia per monitorare e acquisire le informazioni utili alla definizione del fenomeno tra i cinghiali nel Vallo di Diano. Dopo il ritrovamento di cinque carcasse di cinghiali con la presenza del virus, è scattato un monitoraggio serrato tra i territori di Sassano, Casalbuono, Casaletto Spartano, Montesano sulla Marcellana per un raggio di 15 km dal ritrovamento, per capire la portata del fenomeno che in caso di diffusione rischia di mettere in ginocchio il settore suinicolo che conta, in provincia di Salerno, circa 25mila capi di cui 10mila nel solo Vallo di Diano.
“Purtroppo – commenta il direttore Tropiano – la mancata gestione dell’emergenza cinghiali ha provocato una proliferazione incontenibile. Parliamo di oltre 25mila animali in Campania. Oltre alle misure di protezione, di progettazione di idonee recinzioni e all’adozione di tutte le indispensabili misure di biosicurezza per gli allevamenti, riteniamo necessaria una radicale azione di depopolamento dei cinghiali, la cui proliferazione è diventata, ormai, numericamente ingestibile”.
Già dallo scorso settembre la Coldiretti aveva lanciato l’allarme chiedendo di allargare la caccia ai cinghiali che rappresentano il principale veicolo di diffusione della Peste suina africana. Ridurre numericamente la specie cinghiale significa – spiegano – rallentare la diffusione della PSA in quelle zone dove maggiore è la presenza di filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto all’Italia. A rischio – conclude Coldiretti – c’è un comparto che garantisce lavoro a circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi, buona parte del quale realizzato sui mercati esteri.