La riforma delle province al vaglio della 1^ Commissione permanente Affari Istituzionale del Senato che, lo scorso 27 luglio, si è riunita per una nuova seduta finalizzata ad illustrare degli emendamenti presentati. Un iter che, a quanto pare, prosegue seppure con un notevole rallentamento visti i numerosi emendamenti presentati al dl Province ossia su: “Disposizioni per il ripristino del sistema di elezione a suffragio universale e diretto delle province, nonché introduzione del sistema di elezione a suffragio universale e diretto per le città metropolitane”.
L’intenzione del Governo, che, sin dai primi giorni dell’insediamento ha posto una immediata accelerata con il dl che è stato presentato nell’ottobre del 2022, quindi a pochi giorni dall’insediamento del Governo Meloni, è quello di ridare centralità alle province e di ridare ai cittadini la possibilità di eleggere i loro rappresentanti. Nonostante la posizione favorevole dei diversi partiti sia di maggioranza che di opposizione, al ripristino dell’elezione diretta del presidente della Provincia e del Consiglio provinciale, sottolineando come sia fondamentale e giusto che siano i cittadini a scegliere i loro rappresentanti, si registra però ora un lieve dietrofront in cui si chiede che, anziché prevedere il voto diretto a suffragio universale appena approvata la legge e si spera nel 2024, di rinviare, per ogni provincia il voto alla scadenza di ciascun mandato.
Intanto, Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Esteri e già presidente della Provincia di Salerno, ultimo presidente ad essere eletto prima della riforma Del Rio, spiega cosa ha comportato la riforma ed in particolare cosa ha tolto agli enti di prossimità che ha poi comportato un grave danno soprattutto per i comuni del sud.